Ma il grave è venuto dopo: il treno successivo (che doveva portare anche chi aveva perso il precedente) è stato effettuato con un Vivalto a 4 carrozze (il contratto di servizio prevede che siano minimo 5) e già in 9 persone non sono riuscite a salire a Maccarese; altrettanto era successo a Palidoro (e non era la prima volta nella mattinata). Senonché, come è normale con quell’affollamento, una persona si è sentita male. Quando ad Aurelia qualcuno ha tirato la leva di emergenza pensando (come sarebbe normale) servisse per parlare con la cabina, la porta si è bloccata ed il treno si è dovuto fermare. Risultato: mezz’ora di ritardo, che si è di conseguenza ripetuta sui tre treni successivi oltreché, naturalmente, su un paio di treni diretti a nord. “Abbiamo calcolato che, nelle ore di punta, viaggiamo in 9 persone per metro quadrato – fa notare Andrea Ricci del comitato pendolari  – Cioè con una densità tripla di quella dei carri bestiame dei deportati nei lager nazisti. E questo non è humor nero: parliamo della nostra salute”.