Pendolari sul piede di guerra. Dal 10 novembre senza comunicazioni Trenitalia è passata dalla tariffa chilometrica a quella “centroide”. In pratica tutti i viaggi di corsa semplice per le principali stazioni romane sono adesso tariffati come avessero destinazione Roma Termini. Risultato, costo del biglietto quasi raddoppiato. Un esempio? Da Maccarese a Roma il biglietto fino al 9 novembre costava 1,50 euro, dal 10 passa a 2,60, quasi il 70% in più.
“Tutto questo – commenta l’Osservatorio Regionale sui Trasporti senza aver dato alcuna comunicazione preventiva agli utenti né, secondo quanto ci è stato comunicato, alla Regione Lazio, che in teoria dovrebbe essere responsabile delle tariffe regionali e che aveva fatto recentemente un’ampia campagna pubblicitaria garantendo tariffe bloccate fino al 2021. Il concetto di centroide inserito in tariffa però è ampiamente fallace in quanto fa trasparire una tariffazione “media” all’interno di una superficie piana: invece, su 7 stazioni cui la tariffa è applicata, 6 si trovano ad ovest rispetto a Termini ed una sola (Nomentana) da quello est. Questo fa capire che la nuova tariffa porta ad un aumento generalizzato. Guarda caso l’unica altra linea con valenza suburbana, ossia la FL2, diretta a est, non è compresa nella nuova legge, garantendo così a Trenitalia di evitare riduzioni di tariffe per chi traversi il cosiddetto centroide di Termini recandovisi. “Ci auguriamo – concludono amaramente all’Osservatorio – che la Regione Lazio sappia mantenere le proprie promesse imponendo a Trenitalia di ritornare alla tariffa chilometrica: certo che chi paventa che l’amministrazione pubblica non saprebbe porre un argine all’autoreferenzialismo ed alle furbizie delle grandi imprese di trasporto private, si trova un imprevisto quanto sconcertante assist proprio da Trenitalia”.