L’hanno chiamata operazione “Sciacallo” perché era ai danni soprattutto delle persone anziane, una banda di tredici criminali tutti napoletani che però agivano in tutta Italia, Roma e Fregene compresa, per colpire e poi andare via. Sessantasei colpi accertati negli ultimi sei mesi, per ogni truffa bottini – tra soldi e gioielli – che potevano raggiungere i ventimila euro. Ora sono stati arrestati in dodici (il tredicesimo è stato solo denunciato) a chiusura delle indagini di polizia e carabinieri di Frosinone, su ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm della Procura di Frosinone Barbara Trotta ed emessa dal gip Ida Logoluso. Operazione “Sciacallo”, perché di sciacallaggio si trattava nei confronti delle persone più deboli.
Una indagine partita nel 2015 quando nel giro di pochi giorni vengono presentate oltre dieci denunce per truffa a persone anziane con le stesse modalità, quelle già note a Napoli. Elemento chiave del raggiro il truffatore che prestava la voce per telefonare alle vittime fingendosi, a suo piacimento, un maresciallo dei carabinieri oppure un avvocato. Quindi la richiesta: “Suo figlio (o suo nipote, ndr) ha avuto un incidente stradale. È necessario risarcire subito il danno per evitare più gravi conseguenze giudiziarie”.
Abbastanza per spaventare la persona anziana dall’altro capo del filo e spingerla a dare subito il necessario. Quindi l’accordo: verrà una persona a ritirare la somma. Quella persona prendeva quindi i soldi e, molto spesso i gioielli. Banda bene organizzata, perché sapeva – in caso di preziosi – come liberarsene subito rivendendoli presso i “compro oro”. Quanto al denaro, i contanti venivano subito versati con bonifico su carte postali intestate ai complici. Inoltre, per non lasciare tracce, i truffatori cambiavano continuamente le sim dei telefonini e gli stessi cellulari. Gli investigatori, durante le indagini, in cinque casi hanno recuperato un bottino di centomila euro in tutta Italia. Tranne a Napoli, dove i tredici truffatori rientravano ma solo per riposarsi.
Anche a Fregene c’era stato almeno un caso, segnalato alla nostra redazione, da parte di una signora del Cantiere alla quale il finto maresciallo si era rivolto al telefono dicendo che il figlio, Nicola, aveva provocato un incidente e c’era bisogno di denaro per sistemare la faccenda. La donna, pur spaventandosi a morte, non era caduta nella trappola.