Da Investimenti Infrastrutture, la holding che con il 29,35% è il primo azionista di Gemina (la controllante di Adr), escono infatti Clessidra e Unicredit, che possiedono rispettivamente il 4,58% e il 9,32%. L’operazione avviene con una scissione parziale del patrimonio, per cui le due partecipazioni saranno tramutate in quote di Gemina (a Clessidra andrà il 2,736% del capitale ordinario, a Unicredit l’1,344%), che essendo quotata rende più agevole l’eventuale liquidazione. Investimenti Infrastrutture scende di conseguenza al 25,7% del capitale di Gemina (rimanendo saldamente primo azionista), e a questo punto sarà posseduta al 100% da Sintonia, la holding della famiglia Benetton che controlla direttamente anche un altro 4% di Gemina.
Va ricordato che Aeroporti di Roma è l’unico asset di Gemina: diviene dunque plausibile che possa in futuro essere accorciata la catena di controllo, visto il ruolo totalitario di Sintonia in Investimenti Infrastrutture; ipotesi che viene rafforzata anche dal fatto che l’aumento di capitale di 36,18 milioni, appena concluso, è stato destinato all’integrale rimborso dell’indebitamento della società, «liberandola» così da vincoli finanziari.
L’uscita dei due soci non sorprende. Anche Unicredit possiede un’altra quota «a valle», un 2,07% di Gemina, che va a sommarsi al nuovo pacchetto; d’altra parte la cessione da parte del fondo Clessidra di Claudio Sposito era da tempo ritenuta matura, fin dall’uscita degli australiani di Macquarie dall’azionariato di Adr. Nella primavera scorsa, Clessidra aveva avviato contatti con Changi Airport per la cessione della propria quota di Investimenti Infrastrutture alla società di Singapore, ma i colloqui non hanno dato esito.
Changi ha avuto il ruolo di consulente nella stesura del piano industriale da 3,6 miliardi di investimenti per Fiumicino, tuttora bloccato in attesa che si chiarisca la possibilità di aumentare le tariffe aeroportuali. L’ingresso degli asiatici nell’azionariato di Gemina o di Investimenti Infrastrutture appare piuttosto naturale, anche se nelle ultime settimane il potenziale socio è stato definito «ancora titubante» da Gilberto Benetton. «Vogliono capire meglio cosa succederà con le nuove convenzioni tariffarie», ha spiegato, sottolineando come possa essere «difficile cercare di capire a Singapore i problemi italiani. Credevamo che avrebbe preso una decisione entro l’anno. Ora pensiamo che la decisione sarà per i prossimi mesi e ci auguriamo che sia positiva», ha aggiunto, precisando che Changi potrà entrare nel capitale di Gemina solo fino al 10%.
Sull’agenda dei soci di Gemina è annotata anche la scadenza del patto di sindacato che vincola Investimenti Infrastrutture, Mediobanca, FonSai, Generali, Unicredit e Fassina: entro il 28 febbraio 2010 dovranno arrivare le disdette. Da vedere come si comporterà Unicredit che, in occasione della scadenza dei patti in Pirelli e Rcs, aveva venduto le quote, come quella in Gemina, ereditate dalla fusione con Capitalia. (Paolo Stefanato, Il Giornale)