Si allunga la lista dei gestori degli stabilimenti che iniziano a aprire alle visuali del mare. Un’operazione di disgregazione del “lungomuro” che solo fino a poco tempo fa sembrava impensabile. Nelle ultime settimane all’elenco si è aggiunto anche il Coqui, azzerando la siepe dall’area sport e fitness ha ora liberato diverse decine di metri di affaccio sul mare al passaggio sulla pista ciclopedonale (nella foto).
La lista è in continua evoluzione considerando che tutto il percorso sud, quello dal Villaggio al Sogno del Mare, deve essere ancora completato. Di questo blocco fanno parte Il Riva, Il Miraggio e il Glauco, tutti hanno riconsiderato i loro ingressi e alcuni hanno pronti nuovi progetti per spostare l’asse dell’accoglienza molto più verso il lungomare. Addirittura sacrificando un altro tabù che sembrava intoccabile: i parcheggi interni allo stabilimento. Un effetto domino che sta già avendo effetti positivi, visto che anche gli apripista stanno considerando nuove aperture. Il Lido, la Vela, il Riviera e il Janga beach, quest’ultimo dovrebbe essere il primo a inaugurare a metà giugno il nuovo angolo bar proprio sulla ciclabile. Del resto con la pista ciclopedonale sul lungomare molto è cambiato, il “cancello” non ha più senso considerata la passeggiata.
Ci vorrà del tempo ma è chiaro che il cambiamento è destinato a modificare la filosofia dell’accoglienza balneare, la “hall” deve essere spostata all’ingresso, servizi compresi, perché lo prevede la nuova frontiera. Tra la ciclabile e il bar, il ristorante, le piscine, non dovrebbe esserci più un filtro ma un contatto diretto e visivo del servizio, finalmente da promuovere e non da nascondere.
Il margine è molto ampio, semplicemente tagliando siepi e eliminando reti si potrebbero recuperare ampie visuali del mare, centinaia di metri improvvisamente “riaperte”. Come hanno ben capito le associazioni di categoria, potrebbe essere anche l’occasione giusta di rivedere le strutture. “Avevamo anticipato nel numero di maggio che eravamo pronti a offrire a tutti, soci e non, la progettazione gratuita per rivedere l’accesso alle strutture – ripete Sarah Lollini, architetto e neo presidente di Federbalneari – posso ora dire che con qualcuno abbiamo già iniziato a farlo. E’ vero che le incognite sul futuro non incoraggiano grandi investimenti ma in alcuni casi con poche mosse possiamo ottenere un effetto piacevole”.
C’è ancora da considerare la richiesta dei turisti, la domanda generale va verso una rivisitazione delle strutture balneari, bisognerebbe trasformarle in tanti beach club, piccoli resort accoglienti specializzati nel fornire servizi mirati. Rispetto al passato qualcosa si comincia a muovere e a queste latitudini sembra già tanto.