Pezzi di tronchi ancora fumanti ovunque. E poi rifiuti di ogni genere disseminati sulla spiaggia. Era questa la scena che ieri mattina si presentava su uno dei tratti di arenile più belli del litorale davanti all’Oasi del WWF di Macchiagrande tra Fregene e Focene. Il risultato di una notte di follia quella di Ferragosto passata dai giovani ad accendere falò in uno spazio naturalistico protetto e poi deturpato dai rifiuti. Nemmeno il tempo di lanciare l’allarme sui social ieri mattina, con gruppi di volontari pronti ad intervenire, che prima di pranzo ci pensavano “dei bagnanti” a raccogliere i rifiuti accatastati davanti alla macchia mediterranea e all’ingresso del varco pedonale, una quindicina di sacchi condominiali colmi, a testimoniare l’entità dell’invasione.

“È stato un via vai per tutta la notte – racconta Franco, il gestore dello stabilimento balneare più vicino – sono dovuto rimane di guardia fino all’alba per scongiurare danni. I ragazzi saranno stati almeno un centinaio, arrivavano in bicicletta, sulle minicar e cercavano legna da ardere ovunque per falò improvvisati e pericolosi visto la vicinanza della macchia mediterranea. A un certo punto ne avranno accessi una decina di fuochi contemporaneamente. E vicino a me c’era anche qualche genitore che aveva seguito i figli a distanza, evidentemente preoccupato dalla piega che avevano preso gli eventi”.

E non si può escludere che sia stato anche qualcuno di questi genitori (si spera con i ragazzi) ieri mattina a pulire l’area. “Sono da vietare assolutamente questi falò – aggiunge Luca che gestisce un albergo lì vicino – il pericolo di un incendio è stato grande, c’era vento forte da mare proprio verso il bosco. E a un certo punto dei ragazzi hanno lanciato delle lanterne cinesi volanti che sono andate tutte in direzione dell’Oasi”.

È la prima volta che i ragazzi si danno appuntamento in quell’area, almeno in un numero così grande, una novità dovuta al fatto che prima il corso del canale era più avanzato e confluiva in mare al confine tra Fregene e Focene impedendo il passaggio. La ritirata della foce, dovuta anche all’erosione, ha reso accessibili un centinaio di metri di spiaggia libera proprio davanti alla duna. Un piccolo gioiello naturalistico da preservare e non certo per i falò.