Venerdì 8 novembre, per la rassegna cinematografica dal titolo “L’altro e l’altrove”, l’associazione culturale “L’Albero” di Maccarese ha programmato la proiezione del film “Wajib – Invito al matrimonio” di Annemarie Jacir, con Mohammad Bakri, Saleh Bakri, Maria Zreik, Tarik Kopty, Monera Shehadeh.

Si raccomanda la massima puntualità: alle 21.00 inizierà la proiezione.
Sede: Casa della Partecipazione (via del Buttero, Maccarese).
Info: 339-4539950

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IL FILM

Abu Shadi, 65 anni, divorziato, professore a Nazareth, prepara il matrimonio di sua figlia. Shadi,
suo figlio, architetto a Roma da anni, rientra qualche giorno per aiutarlo a distribuire a mano, uno
per uno, gli inviti del matrimonio come vuole la tradizione palestinese del wajib;. Tra una visita e
l’altra, le vecchie tensioni tra padre e figlio ritornano a galla in una sfida costante tra due diverse
visioni della vita.
Attraverso tortuose salite e discese di Nazareth, brucianti rancori e ricordi di famiglia tracciano la
geografia di una città divisa, la storia di un popolo riflessa negli sguardi dei due uomini.
Abu Shadi (Mohammad Bakri) e Shadi (Saleh Bakri), padre e figlio anche nella vita e per la prima
volta insieme al cinema ci guidano, a bordo della loro vecchia Volvo, in un road movie urbano tra
lo spazio di una città ferita e il tempo di una famiglia distrutta. Nazareth è la terza protagonista di
cui la regista e poetessa Annemarie Jacir mette in evidenza le eterne contraddizioni. La più grande
città della Palestina storica, oggi Stato Israele, Nazareth è pietrificata;occupazione israeliana
in cui tensioni permanenti infiammano la popolazione, musulmana al 60% e cristiana al 40%. È
dunque quella minorità di palestinesi invisibili, come vengono chiamati i palestinesi cristiani che
accettano di vivere con diritti limitati pur di restare nel loro Paese, che la regista vuole raccontare.
Una città-ghetto agli occhi di molti,una città di sopravvissuti agli occhi di Annemarie Jacir.
Il “wajib” dunque, “dovere sociale” riservato agli uomini della famiglia della sposa, diventa una
scusa per la regista che guarda alla sua Palestina attraverso la relazione padre-figlio in cui si riflette
intera comunità. I due uomini di due diverse generazioni rispecchiano due modi opposti di essere
palestinese: se il padre rappresenta la sottomissione allo Stato d’Israele che passa per il
compromesso e la paura, il figlio che ha preferito l’esilio, dà voce allo sradicamento e
all’idealizzazione di uno Stato che non esiste più o non ancora. Il figlio rimprovera al padre la sua
rassegnazione e la sua remissività al sistema locale di potere, compromessi e ipocrisie, a cui il padre
oppone la fedeltà alla sua terra e un necessario pragmatismo.

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LA REGISTA

La regista palestinese Annemarie Jacir è una regista pionieristica: il suo cortometraggio del 2003 “Like Twenty Impossibles” è stato il primo cortometraggio arabo ad essere ufficialmente selezionato per Cannes; il suo film del 2008 “Salt of This Sea” è stato il primo di una donna palestinese. Sia esso che il pluripremiato premio del 2012 “When I Saw You” erano le proposte ufficiali del film in lingua straniera all’Oscar del suo paese, creando un nuovo territorio artistico.