Quando le giornate cominciano ad accorciarsi, sul litorale di Fregene, i venti termici scompaiono dietro la linea d’orizzonte, l’acqua del Mare comincia a freddarsi e l’aria si fa tagliente,  le uscite in Mare diminuiscono. Soltanto in giorni particolari, quando arrivano perturbazioni da sud est o sud ovest siamo chiamati ad uscire in Windsurf, anche se adesso che abbiamo le ragazze sia io che il Giggi le occasioni sono alquanto rare.

Con Alessandra  continuiamo a vederci quasi tutti i giorni, di solito di sera  nella mia casetta al Villaggio dei Pescatori. Il fuoco fatto con i pezzi di legna di mare raccolta lungo la spiaggia, scalda il piccolo salotto, mentre lo scoppiettio del caminetto accompagna i momenti di silenzio. In sottofondo il suono del frangere delle onde sul bagnasciuga, distante, dai muretti di tufo delle recinzioni  soltanto un centinaio di metri.

La sua macchina ben nascosta nelle stradine adiacienti, tra i vicoletti  nascosti da occhi indiscreti. In zona la sua auto è ben conosciuta mella zona e Noi  non vogliamo che qualcuno possa vederci.

Nel periodo invernale sono poche le case abitate dai residenti, si vedono i comignoli che fumano e si sente il profumo buono di legna che arde pervadendo l’aria fresca intrinsa della bruma del mare..

È piacevole stare insieme, raccontiamo di noi, ridendo ci abbracciamo, entusiasti  di vivere un sogno fatto di nuove emozioni.

La stringo forte tra le mie braccia, sento il calore del suo cuore, il bisogno di vicinanza, di sostegno.  Mi sento confuso, inebriato da questa nuova emozionante esperienza.

 Di un anno più grande di me, Alessandra è una ragazza di 21 anni, vuole divertirsi e godersi la vita, ridere e perchè no vivere un amore quasi impossiblie come il nostro,  sembra quasi un classico da tv series, l’allieva in una storia con il suo maestro di windsurf.

Durante il periodo invernale, sono pochi i momenti dedicati al mare, le giornate si sono accorciate parecchio, le mattinate sono solitamente fredde  con leggeri venti da terra. Il soletto è gradevole specialmente nelle ore centrali della giornata. Ce lo godiamo un poco, prima di partire per andare a fare il nostro lavoro di Istruttori di nuoto nella piscina di via del Faro a Fiumicino. Nel frattempo, con Giggi, ci raccontiamo di come sono andate le serate con le nostre “belle”, cenette prelibate, mazzi di fiori.  

Di tanto in tanto vado a correre per tenermi in forma, nel bosco della  macchia mediterranea  dietro casa mia, o lungo la spiaggia, a periodi verso Nord ed altri verso Sud lungo il litorale desolato, che mostra il suo lato migliore. Lunghe palizzate di cannucce davanti  gli stabilimenti balneari proteggono le strutture dalle forti mareggiate, il vento da mare fa alzare la sabbia spazzandola verso terra. Frammenti di conchiglie legnetti rimangono sospesi tra le forme ondulate della spiaggia.                                                                 

Nei due mesi invernali, quelli più freddi, gennaio e febbraio, non riesco a mettere i piedi sulla tavola una sola volta.

Nelle notti sotto tra le coperte, al fianco di Alessandra, sogno di uscire in un mare tempestoso, salendo e scendendo onde magiche, saltando leggero  tra un frangente e un altro.

Nel fratemmpo anche il Giggi si è dileguato, la ragazza è cugina di amici in comune, si chiama Luisa.                                                                                                      Il Giggi, si è appena diplomato come geometra, pensa a un domani, Luisa gli ha stregato il cuore, lo incita a guardare ad un futuro sicuro.   

Un giorno, quasi a fine inverno, avvolti nei nostri giacconi presi al mercatino dell’usato di via Sannio di Roma.

Mi confida, con voce dispiaciuta “ci ho pensato bene Lallo, insegnare windsurf non dà i gudagni dei quali ho bisogno per sostenere la mia vita futura, cercherò  lavoro a Roma e prima possibile  andrò a vivere con Luisella,  quindi penso che non potrò più dedicare troppo tempo alla nostra scuola di windsurf”.

Ci rimango secco!!! Ma…“Abbiamo fatto tanto…e poi  l’estate è andata benone”. Niente il Giggi sembra proprio non cambiare idea, è partito per la tangente.

È primavera. È il mese di marzo, mi iscrivo ad uno dei primi corsi Istruttori se non proprio il primo, questo è organizzato dalla Sailboard. Vorrei prendermi un brevetto ufficiale riconosciuto. Chi insegna è proprio Lui il Campione Fabio Balini, si svolgerebbe in Sardegna a Stintino per l’esattezza, in tre giorni di lezioni teoriche e pratiche.

Una mattina con un bel soletto primaverile parto, zaino a tracolla sulla mia moto Honda 500 Cb color marrone oro, nella parte posteriore della sella, la borsa  con muta e trapezio.

Direzione Civitavecchia porto, la moto va benone in poco più di mezz’ora da Fregene sono all’imbarco sul traghetto per Olbia.

La sera, sulla nave, nel salone ristorante incontro Fabio B. con un un suo collaboratore Pino D.M. che si fa chiamare il Gallina, anche lui un abile windsurfiero di Ostia nonché un fidato scudiero.

Faccio conoscenza con il Gallina, simpatico e allegro. Fabio già lo conosco un po’, non bene, ci siamo già  parlati più di una volta, incontrandoci alle regate. Discutiamo sulle previsioni del vento per le prossime 48 ore, danno maestrale nei prossimi giorni ci sara da divertirsi nella spettacolare baia di Stintino.

Appena arrivati a Olbia ci dividiamo, Fabio e il Gallina sopra il camper, io in moto, attraverso le strade della Sardegna sulla SS125, tante curve su strade di campagna, percorrendo paesaggi diversi dai quali si sprigionano profumi  e odori tipici. Le colline verdeggianti sotto il sole del mattino risplendono  consufe tra i cespugli di ginestra

Greggi di pecore dai prati attraversano la strada, bisogna fare attenzione ad non uscire troppo forte dalle curve. Guidando allegramente mi diverto tra le gicane piegando la moto a destra e a manca, distanziando il Camper di  alcune centinaia di metri. 

Non so come, ma mi viene in mente di fare uno scherzo. Avendo considerato un certo vantaggio, adagio la moto in una cunetta a bordo strada, dopo una lunga curva a sinistra, sdraiandomi  di lato a pochi mentri dalla moto tra l’erba strada sul ciglio.

Dopo  un paio di minuti, riconosco il rumore del motore diesel del camper,  eccoli sono loro… rallentano bruscamente, si fermano pochi metri più avanti dalla scena dell’incidente.

 Scendono spaventati  si precipitano verso di me. Io nel frattempo rimango con gli occhi  chiusi con su ancora gli occhiali da moto.

A fatica riesco a trattenere le risa. Arrivano correndo verso di me… “ Porca troia” fa il Gallina mentre Fabio si avvicina mentre scuotendomi  dicendo “ O Claudio… Claudio… mi senti….  mi senti ?”.

Io che non riesco più a trattenermi, scoppio a ridere.

 “Ma che davvero ? Tacci tua –  dice Fabio – Ma che sei matto, ci hai fatto prendere un colpo”. “Questo è un folle”, dice il Gallina.

Poco dopo, dopo essersi ripresi dallo spavento, e dalle risa,  riprendiamo il viaggio verso Stintino mancano ancora pochi chilometri. Attraversiamo diversi paesini, arrivando nel primo pomeriggio a destinazione. La sede del corso Hotel Roccaruia davanti alla stupenda baia di Stintino, acqua cristallina verde smeraldo dove  raffiche di vetnto increspano l’acqua creando sfumature di colore azzurro argentato. Nei tre giorni di corso, impareremo  la tecnica di insegnamento del primo livello -tavole a vela-, la sicurezza, la navigazione le manovre principali.

Dopo le ore di lezioni teoriche del mattino usciamo in mare a fare pratica veleggiando  tutti insieme, siamo un bel gruppetto di una ventina di ragazzi. Fabio dà spettacolo con la maestria che ha, cerco di rubare con gli occhi standogli, per quel che posso  piu’ vicino possiblie.Mette a volte la tavola di taglio in stile free style.

Il Gallina anche lui  a suo agio, ingaggiamo qualche bel bordo insieme incrociandoci e ridendo immersi nei colori arancio e rosso del tramonto quando il sole cala lentamente dietro l’arcipelago della Maddalena.

Il corso tende al termine con le prove finali passate dignitosamente   riuscendo così a prendere il mio primo brevetto di istruttore di windsurf.

La sera tardi mi rimbarco sulla nave Tirrenia, la notte accampato sul retro della nave, sopra alle manovre di ormeggio, dove trovo un bel posticino per agganciare l’amaca e riposare dondolando al ritmo delle onde del mare. Al mattino presto l’approdo, mi svegliamo gli Ormeggiatori devo aver fatto tutta una dormita.

Il ritorno verso Fregene sull’ autostrada Roma-Civitavecchia, la moto canta a 140klm all’ora.

Nei giorni a seguire esco in mare quasi tutte le mattine, anche se il vento è da terra leggero, spesso mi porto dietro la lenza del filaccione che assicuro all’albero, sotto al boma, legando con un elastico la lenza alla deriva, così da capire, quando il pesce abbocca, a volte ci scappa anche di prendere qualche bel pesce trainando il lungo filo di nilon con su attaccati cucchiaini luccicanti. Spesso il windsurf è troppo veloce per questo tipo di pesca cerco di rallentare in alcuni punti, ma poi mi dimentico e riprendo velocità, trainando la lenza che mi segue impazzita..

La tecnica velica migliora sempre di più, con  sempre più la padronanza riesco a controllare la tavola e regolare la vela negli angoli giusti, quando si va’ proprio sul filo del rasoio.

 Il Giggi che da qualche tempo si dà per disperso, torna di rado, dividendo con me le mattinate dei venti di scirocco, è sempre bello uscire in mare in compagnia soprattutto con Lui.

Lillo dalla spiaggia, libero e contento, abbaia ogni volta che ci avviciniamo a riva per poi sedersi guardandoci scomparire all’orizzonte, una volta riallontanati si sdraia sopra al mucchio dei nostri asciugamani al lato sottovento del  dei “gozzo” di Cornetta il pescatore.                                                                                      

Luca Pacitto  ci darà una mano, anche se solo quindicenne ha imparato bene ad andare in windsurf, soprattutto grazie ai consigli del fratello più grande Pietro, quest’ultimo ormai lanciato nel mondo delle regate dove comincia a conquistare qualche bel piazzamento. Luca si è organizzato  bene nella cameretta sopra il terrazzo di casa mia, usata normalmente come magazzino. Una comoda branda e una mensola dove appoggiare la sua borsa, anche se un po’ casinaro Luca è di grande aiuto, pieno di energie e voglia di fare. Lo incarichiamo di dipigere un cartello da usare come insegna tra i pali della nostra base. Ci mette tutte le sue energie ma fatalmente gli scivola il barattolo della vernice colandogli sulla pancia fin dentro i pantaloncini. “Cavolo Luca, la vernice e colata sui pantaloncini e dentro !! ”.  Cercando di rimediare Luca, pensa che sia una buona idea pulire la pelle con dell’acquaragia, a nostra insaputa. Urlando dal dolore lo sento scendere le scale giù dal terrazzo, tenendosi con le mani i pantaloncini  proprio li. Con la faccia sofferta, bruciore, dolore, cinfrugliando con due parole spiega cosa è successo.

La reazione è una corsa veloce verso il pronto soccorso di Fregene, all’angolo con via della Pineta, dove gli infermieri, dopo aver riso per l’accaduto, lo sciacquano e medicano facendogli una bella lavata di testa. Di certo per una settimana almeno dovrà medicarsi e curarsi prima di riprendere il lavoro. lasciato li in un impiastro di vernice bianca.

Un’ altra lunga stagione è ormai alle porte, pitturiamo di bianco i 5 pali  del gazebo, punto focale della scuola di windsurf, issiamo su i triangoli di stoffa colorati di arancio blu e bianco, ben legati agli angoli, sono un po’ sbiaditi dal sole della stagione precedente, ma ancora fanno il loro lavoro. Come le vele e le  tavole, dimostrano di aver vissuto le calde assolate e intense giornate dell’estate precedente del 1980.

Le tavole cerchemo di venderle a qualche Allievo alla fine del estate, alcune di esse hanno perso l’antisdrucciolo che dovrà essere rifatto. È una procedura che va fatta di tanto in tanto, le tavole hanno sulla “carena” una polvere di vetro incollata con vernice bicomponente, abbiamo imparato a farcele da soli. Dopo aver scartavetrato ben bene la superfice della tavola si mettono delle strisce di nastro da carrozziere per la lunghezza evitando la “prua” riprendendo il vecchio disegno. Con un pennello si cosparge la superficie con leggere passate con uno  strato di vernice  per poi, per mezzo di un passino da tea, spolverarle con una polvere di microsfere di vetro che una volta attaccate sopra, renderanno, una volta asciugata la vernice per bene, la tavola ben ruvida. All’inizio anche troppo, alcuni allievi si sbucciano le ginocchia salendo più volte sulla tavola, fa parte del prezzo da pagare.

Anche la base della vela si rovina, quando recuperandola dall’acqua scivola sulla carena ( parte superiore della tavola ) prima di uscire completamente dall’acqua.

La primavera è arrivata,  i venti da terra, portano i  profumi della macchia mediterranea, dove pini striscianti, ginepri  e  fiori delle “belle di notte “ tra i vicoletti del Villaggio dei Pescatori, ci inebriano  di buon auspicio per la nuova stagione ormai alle porte.

Fabio dà spettacolo con la maestria che ha, cerco di rubare con gli occhi standogli, per quel che posso più vicino possibile. Mette a volte la tavola di taglio in stile free style Fabio da spettacolo con la maestria che ha, cerco di rubare con gli occhi standogli, per quel che posso più vicino possibile. Mette a volte la tavola di taglio in stile free style.