Al mattino presto c’è chi ritira le reti da pesca al Villaggio dei Pescatori; Armando, Conè e Beditto si radunano intorno alle loro barche per sbrigliare i pesci con gli innumerevoli granchi che si ingarbugliano a loro volta nell’azzannare tra le loro chele i pesci intrappolati, di cui talvolta rimane solo la lisca, pulita a mestiere. I sardoni pescati vengono spesso ributtati in mare insieme a quello che rimane dei granchi, il tutto tra i voli delle vespe che cercano anch’esse di rimediare un pezzetto di pesce; i pochi rimasti intatti vengono divisi nei diversi secchi e seconda della qualità, pronti per essere venduti ai migliori ristoranti del vicinato. ‘La scialuppa’, di Salvatore, ‘Gina’ e ‘Mastino’ sono i primi ad essere serviti del pescato appena uscito dal mare garantendo ai clienti la bontà e la qualità del pesce del nostro mare.

Durante l’estate nel nostro litorale arrivano molti bagnanti giornalieri in cerca di un po’ di refrigerio e il Villaggio dei Pescatori si intasa di macchine parcheggiate alla meno peggio; sono così incasinate che in caso di emergenza, come a volte succede, l’ambulanza o le forze dell’ordine prima di arrivare sul posto devono districarsi tra il traffico di macchine in fila e le persone che camminano sotto il solleone di luglio. Noi nel circolo velico, per fortuna, siamo in una zona un po’ fuori, verso sud; ciononostante anche qui, nei parcheggi davanti agli stabilimenti, c’è un gran daffare a sistemare le macchine dei clienti. Appena superato il cancello del circolo dello stabilimento dei ‘Ministeri Finanziari’, l’atmosfera è già molto più tranquilla, la musica di Bob Marley ti accoglie con un benvenuto impostato sul ‘take it easy’. Come entri te ne accorgi subito, sembra di entrare in un’altra dimensione.

Anche nei fine settimana più affollati siamo in una piccola oasi di pace radunati per uno scopo comune, quello di uscire in mare in qualsiasi condizione possibile; qui non conta l’appartenenza sociale, non esistono differenze tra di noi, se siamo qui è perché l’ambiente ci unisce e ci consolida. Certo che anche qui c’è pur sempre qualcuno che si pavoneggia, facendosi bello mostrando i nuovi materiali appena usciti dai migliori negozi di windsurf della capitale.

Il Fregene Vela Surf Club collabora con uno dei più prestigiosi e forniti di questi, ‘Windsurf Paradise’ che i fratelli Guardigli gestiscono con grande professionalità; all’interno, oltretutto, c’è anche una laboratorio che costruisce e ripara tavole da windsurf, lo shaper si chiama Serra. A me e al mio amico e compare di regate Alessandro Mugavero ha promesso di ‘shapare’ delle tavole slalom per regatare; inoltre la ditta ‘Margi’ ci fornisce i trapezi e i ‘paracolpi’ di protezione per la base dell’albero in cambio di pubblicità; così aiutiamo l’amichevole azienda a conduzione familiare. Il fine settimana è faticoso: oltre alle lezioni dobbiamo anche sistemare tutto in modo che non ci siano intoppi o problemi con i bagnanti; questi continuano a non rispettare gli spazi a noi destinati invadendo il canale di uscita/entrata destinato alla nostra attività e a volte si attaccano ai gavitelli rimanendo lì imbalsamati a guardare i windsurf che cercano di uscire verso il largo in uno spazio di soli 20 metri, spesso anche contro vento.

Così, quando arriva il lunedì e non ci sono condizioni interessanti per uscire in mare, inforco la moto e via verso altre mete. Sfilando via della Pineta con la mia Honda 650 Night Hawk con un filo di gas, vedo una ragazza, biondina, camminare il modo aggraziato, quasi scivolando sul lato della strada, dove le macchine sfrecciavano sfiorandola; in un primo momento ho pensato potesse essere in pericolo mentre lei lentamente scorreva liscia, liscia, fregandosene di quello che la circondava rimanendo assorta nei suoi pensieri. Mi viene istintivamente di fermarmi e chiederle se sia tutto a posto, mi risponde: “Si certo, perché…”, “beh mi sembri un po’ stanca da come cammini e tra le altre cose qui le macchine corrono parecchio, non vorrei avessi qualche problema”. Mi rassicura dicendo che sta andando alla fermata dell’Acotral a circa 200 metri per prendere il bus che la porterà a Roma dove abita. Visto che non ho una meta ben precisa, le offro un passaggio; lei mi guarda e mi dice “Mi posso fidare?”, io sorrido e in un minuto è dietro di me con il mio casco sulla testa, la borsa a tracolla che tiene con le mani sul dietro del sedile dove c’è un tintinnio di metallo, un po’ rigida, con il busto diritto evitando di avvicinarsi troppo alla mia schiena. La moto scivola fluida, io guido sicuro e moderato per farla sentire a suo agio, la strada Aurelia è affollata, ma con la moto superiamo la fila e in una mezz’ora siamo sotto casa sua, nel quartiere ‘Valle Aurelia’. “Mi chiamo Cristina”, “io Claudio, piacere”, allora “grazie”, mi dice, “tieni il numero di telefono del circolo così se vuoi puoi chiamare per sapere com’è il tempo a Fregene, abbiamo una segreteria telefonica che dà le informazioni sul tempo, il vento e il mare, il numero è 6680958”. Mi ringrazia sorridendo mentre accendo la moto per tornare verso la strada fuori dalla città; imbocco poi la via Boccea facendo un giro largo passando per ‘Tragliatella’ e ‘Testa di Lepre’ guidando sciolto tra le curve della campagna romana. Ripenso a Cristina, esile e carina, gentile e distratta, chissà se la rivedrò, se vuole ha il numero del circolo, si farà viva. Al club tutto scorre liscio, a parte il nuovo coinquilino che è entrato nello stabilimento con cui i rapporti non sono proprio amichevoli; chiede sempre soldi per il consumo dell’acqua caricandoci di un terzo delle spese totali. Non abbiano i contatori separati quindi l’energia elettrica la paghiamo per un terzo e non è molto giusto dato che non abbiamo né frigo, né tante luci da accendere, a parte quella fuori al cancello che di notte è azionata da una fotocellula e a qualche luce della zona dove vivo al piano superiore. Anche Jimmy, l’egiziano che mi aiutava, quest’anno è stato allontanato; mi ha chiesto dei soldi extra oltre il suo stipendio settimanale stabilito, pretendeva 3 milioni di lire a fine stagione dicendo che non è riuscito a mettere da parte niente della paga incassata. Mi sono opposto dicendo che anche noi siamo sotto per le tante spese e viviamo delle quote sociali che bastano appena per andare avanti. Quindi ora ci da una mano ‘Mandingo’ uno dei fratelli Ridolfi; lui è un surfista esperto e svolge le sue mansioni ascoltando le sue musiche rockettare; spazza il piazzale a ritmo lento e cadenzato sghignazzando sotto i suoi baffi alla messicana, ha una Volkswagen maggiolino nera che si adatta perfettamente al suo stile.

Io sono già alle prese con i progetti futuri, ci sarà il mondiale funboard in Sudafrica, a Langebaan il prossimo gennaio, e sarebbe una buona occasione per partecipare come master nella squadra italiana avendo vinto il titolo nazionale. Cercherò qualche marchio di tavole che mi vorrà aiutare nei materiali, ancora lo shaper Serra non mi sembra all’altezza, forse Roberto Ricci o Drops… vedremo più in là. Per ora sono alle prese con un attacco legale partito proprio dal nostro ‘caro’ Jimmy l’egiziano, un legale che lo rappresenta mi ha scritto pretendendo 15 milioni di lire di buonuscita e per coprire il lavoro di guardiano notturno che, tra l’altro, non gli è stato mai chiesto di fare. Rimaneva qui e usava la stanza soltanto allo scopo di non fare su e giù con Roma; qui non c’è bisogno di guardiani, ci dormo anch’io con i miei 5 cani che assicurano i nostri spazi all’interno della recinzione. Mi avvalgo dell’aiuto di alcuni soci/amici che sono nel campo giuridico per districarmi da questa situazione.

C’è una regata al Point Breack dove i fratelli Pacitto stanno mettendo su un club nello stabilimento Tirreno che gli ha concesso uno spazio. Arrivando lì, incontro una mia ex fidanzatina di quando avevo 18 anni ed ero soldato, che mi lasciò proprio in uno dei periodi più brutti vissuti nella mia vita. Era insieme a suo marito, un certo Fabio D’Anna, un simpatico giovanotto all’incirca della mia età, al quale vengo presentato; mi dice che avrebbe voluto imparare il surf e che se avessi avuto modo di invitarlo in una delle mie uscite in mare nei fine settimana… “certo che sì”, rispondo. Veramente al momento sono focalizzato molto più sul windsurf ma ho comunque una gran voglia di evolvere anch’io nella pratica del surf. Ci servono le tavole adatte, per questo mi metto in contatto con Fabio Gini che costruisce le tavole Dirty, e insieme a Fabio D’Anna ce ne andiamo nel suo laboratorio a Fiumicino per farci consigliare e costruire il meglio per l’evoluzione della tecnica. Ci consiglia due mini Malibù 7’3’’ e li mette in cantiere, tra un paio di settimane saranno pronte.

Una mattina Mandingo dice di aver ricevuto una telefonata da una certa Cristina che era interessata a sapere come è il tempo a Fregene: “e domani come sarà?”, gli chiede, e lui rispondendo con una frase che rimarrà nealla storia: “e che so’ Mago Merlino?” Quindi, dopo una bella risata, Cristina decide di venire al mare in una giornata di sole dove tutto brillava intorno a lei; la sua andatura aggraziata, il suo sorriso a denti stretti, con quell’aria da ragazza del nord Europa ereditato da sua madre nata in Svezia (mentre il il padre era siciliano, un funzionario della RAI).

L’unico suo intento era quello di danzare sulle punte, classi di danza 5 giorni a settimana, audizioni, teatro. Io rimango affascinato dal suo mondo artistico, dalla sua passione e dalla sua costanza, dal suo sorriso a 32 denti con quei canini leggermente pronunciati, dal suo corpo aggraziato e sciolto dove i muscoli longilinei ricordano le lunghe ore spese nelle sale di danza. Anche lei sembra essere affascinata dal mio modo di vivere fuori dagli schemi in un ambiente totalmente diverso dal suo. In pratica siamo attirati l’uno dall’altra e viceversa e ci uniamo in una relazione di complicità, di lotta e costanza nell’amore per le nostre passioni dove il mare e il vento entra tra le sale delle scuole di danza e le scarpette a punta presto diventano anche per me attrezzi familiari.

Nel circolo si respira un’aria di entusiasmo, le serate con il pescato alla brace riuniscono gli ‘aficionados’ intrattenuti da gruppi musicali invitati per l’occasione. Musica jazz, reggae, brasiliana, rock, echeggia nelle serate estive del nostro piccolo mondo a parte. Personaggi nuovi si aggiungono, Gianluca e Ottavia una bella coppietta si riparano dal sole sotto la ‘capannetta’ (torretta d’avvistamento). Fabio Gini cede il capannone dove ultimamente creava le proprie tavole da surf, ad Andrea D’Angelo il suo allievo, che da ragazzetto vuole crescere e staccarsi dalle ali del maestro Fabio. Quindi Fabio Gini chiede se posso trovare un posto adatto per costruire le poche tavole che ha intenzione di fare. Fatalità nella zona fronte mare c’è una costruzione che all’origine era usata come cabine per i marescialli della finanza che sembra essere adattata a sala shape. Per ora le resinature Fabio le farà fare a Andrea D. per praticità. Così inizia anche questa collaborazione con la Dirty Surf Boards e con essa la frequentazione dei migliori surfisti della nostra zona che ordinano le loro tavole da surf a Fabio. Ce ne sono molti di Fiumicino, come Alessandro Maddaleni detto ‘Il Cane’, Matteo Longo il suo fedele amico, gli amici storici pionieri del surf locale come Fabio Gini, Carlo Piccinini, Stefano Rossini, Luca Comune e, certamente, Antonio Belli.

Avendo vinto il campionato master funboard 1995 sono stato invitato a partecipare al campionato mondiale IFCA in Sudafrica, precisamente a Langban una zona nel distretto di Cape Town a un’ora di auto verso sud. Nella squadra ci saranno i migliori windsurfieri selezionati nell’anno in corso ‘95. Alessandra Sensini nelle donne, Pietro Pacitto, Alessandro Comerlati, Henry Negri e naturalmente io nella categoria master. Il periodo sarà dal 12 al 17 gennaio. Nel frattempo cerco di organizzarmi sia programmando la chiusura del circolo prima del periodo natalizio sia per trovare un biglietto aereo, non troppo costoso, il 2 Gennaio. Quindi oltre alla tavola wave dovrò portarmi almeno due tavole per il race e slalom. C’è la ditta Drops che ha accettato di sponsorizzarmi mettendomi a disposizione due tavole, un 280 e un 260 che andrò a ritirare quanto prima. Per le vele, ho due Art una 7.8 e una 6.8 del modello ‘blade’, una 5.5 Hot comprata di occasione se ci dovesse essere il ventone… Ne ho parlato con Cristina, sarebbe contenta di venire anche lei per una settimana tornando a Roma appena prima dell’inizio del campionato, anche se solitamente non mi piace avere la ragazza con me quando sono impegnato in regata, ho bisogno di essere focalizzato senza nessuna distrazione, e lei si trova d’accordo con me.

Vado a Perugia da Mario Vinti, lo shaper, nella sua fabbrica Drops, mi ha già preparato i due missili, imballati per bene e pronti per essere imbarcati. In men che non si dica, giusto il giorno dopo, noi due, io e Cristina, siamo seduti sul volo diretto a Cape Town con la Turkish Air Line. Viaggio comodo, si fa per dire; come sempre 15 ore seduti ci straniscono le natiche ma siamo felici di sbarcare finalmente nella indaffarata città, accolti dal piacevole clima caldo e pregno dei profumi della rossa terra d’Africa. Siamo sul taxi che ci porterà a Langban nel club Mikonos, tipico villaggio ricreato nello stile Greco: sorridiamo alla vita!