Claudio Barbuzza racconta l’inizio della sua avventura, prima puntata

Prologo
Credo sia il tempo di fare alcune riflessioni, i momenti passano veloci specialmente in tempi dove alcuni fatti di vita sembrano ormai ricordi di gesta lontane nel tempo. “6680959 La Storia siamo Noi” – racconta come tutto è cominciato in una vita, come anche in alcune delle vostre vite. La nascita della cultura “surfiera” del litorale di Fregene fin dall’inizio 1979, cominciando da qualche mese prima, quando ancora non sapevamo quale sarebbe stato il futuro, quale svolta avrebbe preso la vita. Una vita come altre diversa e uguale alla vostra.

Il Villaggio
A maggio siamo a Fregene, che bello vicino al mare con Giggi ci divertiamo ad andare a pescare con lo jacco acchiappando pesce per cena. A pranzo spesso siamo ospiti a casa di Armando Micco e della sua simpatica moglie Adriana. È tempo di seppie e la signora ce le propone quasi tutti i giorni, cucinate in tutti i modi possibili. Adriana è una cuoca di tutto rispetto, sa che le porzioni vanno fatte belle abbondanti. Armandone ci racconta della pesca, come un maestro racconta le storie di giornate speciali, quando la pesca è stata buona, o di brutte avventure, di quando suo fratello Antonio perse la vita cadendo dalla barca in mare.

La famiglia Micco
Hanno un figlioletto di nome Mariano che porta il nome del padre di Armando. Ha una bella barca tipo “gozzo” di legno con una bella linea, color bianco e piccole strisce azzurro e rosso. A volte aiutiamo lui e gli altri pescatori a tirarle su lontane dal mare quando comincia a salire il vento di libeccio. La notte il libeccio rinforza, lo sentiamo sbattere sulle tapparelle, porta sabbia e salsedine. Al mattino la spiaggia è tutta pettinata a ondine, le bagnarole con dentro le reti mezze sommerse lasciano la scia sulla sabbia, formata con il soffiare del forte vento. “Più di 40 nodi soffiava l’altra notte”, dice Armando, mentre il fratello “Beditto” se la prende con la madonna. Grande e grosso sembra sempre arrabbiato con tutto e tutti, la moglie Giuseppina cerca di calmarlo in dialetto napoletano. Da quelle parti sono iniziate le origini dei pescatori del Villaggio, precisamente da Minturno, da dove partirono con i loro gozzi negli anni 50’. Costruendosi capanne ricoperte di paglia di mare hanno creato quello che è oggi il “fiore all’occhiello”: il Villaggio dei Pescatori, o per lo meno lo era dato che oggi ha perso la sua identità, divenendo una industria di festaioli.

Pane e alici intorno ai falò
Ricordo ancora quando da ragazzini, per accendere i falò sulla spiaggia, sfilavamo i mazzeti di paglia dalle capanne quando i pescatori dormivano. A volte si svegliavano bestemmiando e rincorrendoci per un po’ tra i vicoletti. I loro falò, tutti intorno con fiaschi impagliati di vino bianco Maccarese, tocchi di pane e spiedini di sarde. Ci hanno insegnato come infilarle per non farle cadere sulla sabbia. Usando strisce di cannucce verdi, con i coltelli affilati modellavano lo spiedo. Ne mettono in fila 5 o 6 piantando la cannuccia nella sabbia a qualche decina di centimetri dal fuoco. Dopo poco sono già cotte, sopra una fetta di pane bruscato e un buon bicchiere di vino, questa è la loro solita cena. Le braccia e le gambe bruciate dal sole, le vene sulle mani come un fiume con i suoi affluenti segnano lo scorrere della vita legata al mare, dura, semplice, essenziale, rischiosa, sofferta e vissuta.

Inizia la stagione
Inizia la stagione, a maggio c’è fermento sul litorale, ci sono i preparativi. Come un grande banchetto tutto viene sistemato al suo posto, apparecchiato a mestiere. La spiaggia viene spianata da grosse ruspe, usurpando quello che nelle furie invernali i venti hanno costruito. Dopo aver tolto le protezioni fatte a stuoie di cannucce. Le barche verniciate a fresco, le cabine degli stabilimenti pulite e pittate a calce. Le lunghe file di ombrelloni preparate all’arrivo della massa, “I Rafagani” li chiamiamo, una specie che migra dalla città o cittadine limitrofe verso il litorale.

Al bar del Miraggio club
Con Giggi abbiamo trovato un lavoro nel bar del Miraggio club, impariamo a fare caffè e cappuccini per le colazioni, servire le portate della tavola calda, preparare i panini imbottiti, gelati, frutta fresca, macedonie… All’inizio siamo un po’ impacciati, lenti, poi prendiamo il via, ormai filiamo come spade. La gente si ammassa alzando il braccio, cercando di trarre attenzione per essere serviti, non c’è tanto ordine, chi prima arriva al banco viene servito.

Negli anni precedenti abbiamo anche fatto i camerieri in alcuni ristoranti locali, saltuariamente per qualche mese estivo. Questa volta abbiamo un lavoro stagionale per 3  interi mesi. Vogliamo racimolare un gruzzoletto che ci dia possibilità di viaggiare o comprare una moto, insomma che crei una autonomia dalla famiglia,  indipendenza è la parola chiave.

Nasce la mitica discoteca
Capita però che a volte i piani cambiano intorno e ci si adatta al nuovo  L’idea è del “Capoccione” Sandro il fratello di Alberto, il “baffo magico” del Miraggio, sposato allora con Susanna, una bella donna con lineamenti orientali quasi arabeggianti, a quei tempi in cinta del terzo figlio. Sandro è una sorta di artista, estroverso e simpatico, legato a noi dal fatto che abita anche lui al Villaggio e da ragazzini spesso lo vedevamo con il suo gruppetto di amici girare dalle nostre parti. Ha qualche anno piu di noi, credo 5. Sandro ha l’idea geniale di cotruire una discoteca adiacente alla piscina, in un mese e mezzo realizza questo novità. Tra una settimana ci sarà l’inaugurazione. Detto fatto il Capoccione ha messo su un locale in un mese, con gusto, semplice e funzionale. La ragazza lo ha aiutato lavorando al progetto, il cuore è la piscina nella quale la discoteca fa da cornice. Sullo sfondo divanetti, consolle, bar e pista da ballo… tutto sembra pronto.

Barmans in 3 giorni

“Ci servono i Barmans”, ci dice Sandro, “voi sareste ideali”.  “Noi? Ma se non abbiamo mai fatto un cocktail in tutta la vita”. “Guardate, vi ho comprato un libro dove ci sono tutti i tipi di drinks”, insiste il Capoccione. “Abbiamo tre giorni per imparare i più richiesti, poi il libro lo tenete lì e se c’è qualcosa di particolare andate dietro, una letta e via”. Sarà stato l’entusiasmo della pazzia, la nostra età, ma in quattro e quatrotto  vestiti di tutto punto eccoci pronti. Tutto comincio una sera di mezzo luglio…