Ogni volta che arriva la primavera Fregene si colora di emozioni. Chi nella sua casa, chi nei negozietti, chi negli stabilimenti balneari, tutti si danno un gran da fare sistemando ben bene in modo che sia tutto pronto per la buona stagione.
C’è chi vernicia di bianco le facciate delle case e chi spazza via le foglie e soprattutto la sabbia ammucchiata dai venti delle forti mareggiate invernali. Intanto ruspe e trattori sulla spiaggia spostano tonnellate di sabbia spianando le dune che la natura cerca di costruire. L’odore della tinta lavabile proviene dalle casette del Villaggio dei Pescatori: si rinfrescano le facciate colpite dallo sferzare del vento di libeccio quando uno strato giallognolo misto a salsedine e polvere di spiaggia si attacca sui muri. I primi germogli sugli alberi delle tamerici e dei pitosfori fanno capolino ai lati delle recinzioni delle casette; dietro, là, nella macchia mediterranea, le punte degli asparagi selvatici, impennandosi verso il cielo, coltivano la speranza che qualcuno li noti in mezzo ai macchioni fitti tra i rovi.
Il mare azzurro e limpido delle mattine con brezza di tramontana è pronto per affrontare un altra estate quando migliaia di romani vi si bagneranno, trovando frescura nelle giornate più afose. La primavera porta con sé anche qualche bella mareggiata, occasione ideale per noi che aspettiamo il vento e il mare mosso come una manna dal cielo.

Al Fregene Vela club c’è fermento: si riparano gli intonaci crollati per le giornate di vento e pioggia battente, si imbiancano le facciate con mescole di calce e colla fissativa, si tolgono le protezioni a mare aprendo così nuovamente la visuale verso l’azzurro orizzonte. Nei fine settimana ci sono frotte di windsurfieri che salgono dalla città cercando relax e divertimento; entrando, già fin dal cancello si sente la musica dei ‘Sud Sound System’ che intona “Ca a me mie me basta lu sule, forte, cautu e immensu…”. I cani selezionano attentamente i visitatori estranei che camminano nel corridoio per arrivare fino alla veranda ombreggiata passando davanti a lunghe file di fiori. Nello sfondo si apre, dal cortile a sinistra, la lunga costruzione della nostra struttura su due piani che copre i venti di scirocco e in parte di libeccio; a destra c’è la piattaforma rialzata per armare le vele e a seguire le barche, soprattutto catamarani, sistemate in fila. In fondo alla recinzione, che delimita l’area destinata al circolo velico, ecco l’uscita a mare; qui un solido cancello di legno agganciato a colonne che culminano con due palle bianche, simbolo di tenacia, stabilità e coraggio, si apre davanti al blu dell’orizzonte. Sulla riva, a pochi metri, c’è la torretta d’avvistamento alta 4 metri per controllare i surfisti tra le onde garantendone la sicurezza, utile all’occorrenza per ripararsi dal sole cocente nelle giornate estive.
I fratelli Cantu sono tra dei pochi surfisti della zona, insieme ai Ridolfi, che surfano le onde; Fabrizio, il fratello maggiore, viene spesso a trovarci e gli confesso che mi piacerebbe imparare il surf.
Siamo dentro il rimessaggio delle tavole, è sera e abbiamo appena finito una giornata con un vento di scirocco forte e onde di un metro e mezzo. Per terra è tutto bagnato e la sabbia è attaccata ai piedi che ancora gocciolano sul pavimento. Parlo un po’ con Fabrizio, mi conferma che è possibile fare surf anche qui da noi, nel nostro mare. C’è una piccola comunità a Fiumicino che conosco chiamata ‘Dirty Surfers’. Uno di loro, Fabio Gini, è colui che ha ‘shapato’ la tavola su cui ho appreso i primi rudimenti proprio nel viaggio a Margaret River. Non pensavo che anche qui da noi le onde potessero essere adatte al surf, occorre solo utilizzare una tavola leggermente più grande per iniziare e Fabrizio mi consiglia un mini ‘malibù’ sotto gli 8 piedi… andrà bene.
Il circolo ha preso il via, nuovi allievi arrivano associandosi, due ragazzetti di circa diciotto anni arrivano una mattina accompagnati da un distinto signore. Uno è Lorenzo e l’altro è Pasquale: l’uomo sulla cinquantina che li accompagna chiede se c’è la possibilità di insegnare loro il windsurf con un corso intensivo di una settimana. Chiede anche se c’è la possibilità di farli stare anche a dormire… per fortuna lo spazio qui non manca. C’è una stanzetta dietro la segreteria che al momento utilizzo come sala ristoro; in poco tempo la organizzo e ci metto dentro due brande, un comodino, un paio di sedie. Loro, i ragazzi, sono ultra contenti e anche il serio signore papà di Pasquale sembra non vedere l’ora di liberarsi dei due: devono averne combinate delle belle, penso.
Iniziamo il giorno seguente le lezioni con l’introduzione nel mondo del windsurf; Lorenzo sembra un po’ più sportivo e motivato, Pasquale è carico, ma un po’ indolente nelle mansioni preliminari dove si insegna ad armare correttamente l’attrezzatura, la sicurezza ed alcune nozioni teoriche sull’utilizzo della stessa. Li mando così in acqua per prendere confidenza con la tavola a fare quello che chiamo ‘il cavallo imbizzarrito’; si tratta di un esercizio con solo la tavola da windsurf, si deve salire e stare in piedi fra le onde rimanendoci per almeno 30 secondi. Risate, tuffi e risalite continue, lo reputo un esercizio indispensabile per acquisire dimestichezza e familiarità con la tavola; all’inizio può sembrare difficilissimo, ma poi bastano un po’ di prove e si riesce a domare il cavallo. I ragazzi sono chiaramente stanchi e provati dalla giornata e riposano stremati nel bel mezzo del pomeriggio, ma solo dopo essersi mangiati un chilo e mezzo di pizza rossa. Da quanto ho saputo in seguito, sembra che i genitori hanno pensato di iscriverli al circolo per allontanarli dalla vita cittadina dove i ragazzi stavano prendendo una brutta piega. È anche per questo che esiste la nostra associazione sportiva Fregene Vela Club, un notevole servizio sociale che offre ai giovani la possibilità di allontanarsi dalle brutte tentazioni che spesso la città propone. Grazie agli insegnamenti del mare, le tensioni e l’aggressività si riducono, l’esercizio fisico facilita una maggior chiarezza mentale aiutando a comprendere meglio la propria collocazione sociale. I due ragazzi in una settimana sono già più sorridenti e carichi di buone intenzioni; hanno passato il primo livello e cominciano già a navigare su e giù nelle giornate tranquille. Al mattino ci si sveglia presto e si collabora alla pulizia del club sistemando bene le attrezzature da utilizzare appena possibile.
Al mattino tutto tace, i cani del circolo Lillo, Baffo, Lupo e Tack scalpitano per la passeggiata mattutina lungo la spiaggia. A quest’ora solo i trattori davanti agli stabilimenti sono già all’opera. Spianano la spiaggia trainando grossi rastrelli e poi la setacciando con il ‘vallo’, un grosso ‘passino’ che gira azionato dall’albero motore del trattore. I miei amichetti a quattro zampe corrono felici: c’è Canarino davanti allo stabilimento Mastino che grida agitandosi quando Tack corre sopra la sabbia ben lisciata lasciando le sue orme leggere. Arriviamo fino all’Arrone dove ci fermiamo per fare un bagno, e guardare se c’è qualche pesce davanti alla foce. La mattinata è calma, i pescatori di telline lavorano a un centinaio di metri dalla riva con i loro gozzi trainando grossi rastrelli. Sento il fischiettìo di Armando Micco che seduto sulla poppa della barca seleziona e pulisce il raccolto dalle cocce e dai sassolini scegliendo le telline più grandi e scartando quelle piccole che lascia scivolare in acqua con gesto gentile. Vedo voli di gabbiani che si azzuffano ammucchiandosi e starnazzando, facile che sotto ci siano pesci. Tornando alla base del club, penso che sia la giornata giusta per provare a pescare. Trascino fino alla battigia la mia fedele canoa canadese, comprata un anno fa a 600mila lire da due miei vecchi amici che hanno aperto un negozio ad Ostia. Dentro la canoa ora c’è tutto il necessario per la pesca: due canne, una per pescare i pesci vivi da mettere come esca e una più grande con un bel mulinello e filo del 50 per trainare nell’intento di ‘allamare’ qualche bel pesce, che sia un serra o una leccia. Remo con calma superando le prime ondine, l’aria è fresca, la leggera brezza da nord mi spinge lentamente verso fuori dove il silenzio è rotto solamente dal fruscìo dell’acqua mossa dalla mia pagaia. Un gruppo di gabbiani più in là a circa duecento metri si azzuffa; mi dirigo velocemente verso la ‘mangianza’, lancio il mio cucchiaino proprio nel mezzo, ‘allamo’ una bella leccia stella, lancio ancora e poi ancora, prendendone tre di mezzo chilo l’una in circa mezz’ora. Penso: “la cena è rimediata”. Nel frattempo dall’orizzonte una linea scura si avvicina sulla superficie del mare; il vento è appena girato a SW e mi spinge lentamente verso riva aiutandomi a rientrare, è ormai giunta l’ora di aprire il circolo. Jimmy è intento a spazzare le passerelle dalla sabbia, ha già finito all’interno nelle docce e nei bagni, la musica di Bob Dylan suona e canta “The answer, my friend, is blowin’ in the wind ”.
Abbiamo organizzato per il fine settimana una regata di windsurf di interesse nazionale che solitamente si svolge al Lago di Garda; però quest’anno gli organizzatori, Mirco Babini & Harry Negri, hanno deciso di portarla in mare e il Fregene Vela Club è stato selezionato come base per onorare l’importante evento. La regata si chiama “North One Hour”. Consiste nel girare per un’ora intorno ad un ovale costituito da due grosse boe, una ancorata a circa 400 metri dalla riva e una a circa 80 metri tra i frangenti all’interno del nostro canale di uscita/entrata. Vincerà chi riuscirà a fare il maggior numero di giri in un’ora di tempo.
Le previsioni sono anche buone, la sorte ci è amica. Ci sarà scirocco, lo spettacolo sarà garantito. Chiedo i permessi alla Capitaneria di Porto di Fiumicino; è sempre una pratica complessa spiegare bene su carta quali saranno i punti nave dove verranno poste le boe e garantire la sicurezza con adeguati mezzi di assistenza. Presso l’ufficio tecnico ormai sono di casa, dato che spesso sono lì per permessi vari e ormai conosco bene la prassi, tutto scorre liscio e ottengo le autorizzazioni necessarie.
Essendo l’inizio della stagione non ci sono grandi problemi da affrontare per la sicurezza dei bagnanti che al momento sono pochi. La navigazione viene vietata all’interno del percorso di regata con un comunicato emanato della Capitaneria di Porto. I premi vengono preparati per le due categorie Pro ed Esordienti: nei Pro abbiamo i due organizzatori, Harry Negri & Mirco Babini, Alex Briscoli, Pietro Pacitto, Raimondo Gasperini, Carlo Nutelli, Amarotto, e altri otto atleti. Negli Esordienti ci sono anch’io, non essendo nei top 10 della classifica nazionale, e con me si sono già iscritti altri 16 concorrenti tra i quali alcuni soci del nostro circolo. Sarà una regata divertente e spettacolare, soprattutto al giro della boa vicino riva dove gli spettatori potranno vedere gli ingaggi proprio nel passaggio più difficile in mezzo ai frangenti.
Il venerdì che precede l’inizio della regata arrivano i primi concorrenti, alcuni in macchina altri in camper e vengono sistemati nel parcheggio della struttura. Scaricano le tavole, armano le vele, alcuni provano ad uscire in mare anche se il vento è ancora leggero per fare planate costanti; ma domani sarà perfetto, le previsioni confermano che ci saranno venti forti da SE tra i 18 e i 25 nodi di intensità. Il gommone giuria è pronto con a bordo due marinai esperti, Massimo D’Ovidio e Antonio; metteranno una boa fuori e conteranno i giri di ogni concorrente, garantendone allo stesso tempo la sicurezza.
Il fatidico giorno è arrivato: al mattino c’è un gran fermento fuori al parcheggio e dentro al club dove passano windsurfisti con tavole all’avanguardia sfoggiando vele colorate di ultima generazione. La riva si colora di sport e di vita, il cielo è nuvoloso, già è entrato lo scirocco facendo capolino con 15 nodi alle 10:30 del mattino. Regolarizzate le iscrizioni, tutto è pronto, i marinai si preparano per uscire e sistemare il percorso, le grosse boe arancioni danzano sulle onde nell’attesa della partenza. Questa sarà tra la boa a terra e una bandiera posta a riva; verranno dati i 3 minuti con un segnale acustico e una bandiera rossa si isserà allo stesso tempo a terra; quindi, a un minuto dalla partenza, questa verrà ammainata e sarà issata la gialla che calerà a sua volta al via con l’alzata della bandiera verde.
I primi entrano in acqua saltando sulle onde, io mi preparo armando una vela North Sail 6.5 su una tavola RRD chiamata ‘spada’ da 100 litri di volume; metto un sacchetto di piombini di due chili nella tasca posteriore del giubbetto salvagente, mi aiuterà a tenere meglio le raffiche di vento più forti. Tutto è pronto, i concorrenti sono allineati per partire, alcuni rimangono più indietro per partire lanciati e liberi dalla flotta… 3 minuti… gli animi si agitano, giri e strambate per trovare la posizione migliore alla partenza, ci siamo, quasi al minuto la tromba lancia un grido nell’eccitazione generale, i cuori cominciano a battere a 150 bpm, mancano pochi secondi, meno 5, 4, 3, 2, 1… “woorrnnnn” la tromba suona la partenza, la bandiera verde sventola impazzita sotto le raffiche dello scirocco. Il primo gruppetto riesce a trovare un varco, sono i più esperti Pro che cercando di evitare alcuni Esordienti caduti e ancora lenti, provano a prendere il bordo verso la boa fuori; Pacitto e Briscoli sono ingaggiati, alle spalle Mirco e Harry, subito dopo Gasperini e Amarotto lanciati verso l’inizio del primo giro. Si vedono strambate a palla di cannone cercando di rimanere in velocità, alcuni provano ad entrare all’interno, qualcuno cade e si rialza. Nel frattempo il vento è già sui 18 nodi e le vele sfrecciano veloci sull’acqua, colorando il mare di vita e di sport, alcuni spettatori a riva aspettano il giro di boa tra i frangenti. Io mi ritrovo in settima posizione e cerco di controllare la velocità evitanto onde e salti che mi farebbero perdere l’abbrivio, la mia vela ben cazzata si sta comportando bene; nonostante tutto dopo mezz’ora comincio a sentire le prime contrazioni all’avambraccio destro. Il vento di intensifica ulteriormente, ci sono raffiche di 22/25 nodi all’altezza della boa fuori. Alex Briscoli conduce la regata seguito da Pacitto e Mirco, gli ultimi giri sono spettacolari; alcuni cadono alla boa tra i frangenti perdendo posizioni, altri ne approfittano per guadagnarne. Pochi minuti all’arrivo, Briscoli vince tra i Pro, io vinco tra gli Esordienti. Siamo tutti soddisfatti e contenti della riuscita della manifestazione. La premiazione è un momento solenne, Alex Briscoli alza il trofeo con l’applauso di tutti i concorrenti, altri premi vengono distribuiti al secondo e terzo di ogni categoria. Con una pastasciutta offerta dall’organizzazione si conclude questo pezzo di storia del windsurf nazionale scritta proprio qui da noi insieme a tutta la crema del windsurf italiano; ne siamo orgogliosi, un grazie speciale va agli organizzatori Mirco e Harry, alla North Sails, a tutti i partecipanti che stremati sorridono di fronte ad uno scenario inedito davanti al nostro generoso mare qui al Fregene Vela Club.