Si continua a cercare nella villetta di Fregene dove la notte tra il 14 e il 15 maggio è stata uccisa Stefania Camboni. Dopo il sopralluogo di venerdì, ieri i militari del Ris, insieme ai carabinieri della Compagnia di Ostia e del Nucleo investigativo del Gruppo Ostia, sono tornati nella casa dove la 58enne, ammazzata con 34 coltellate, viveva con suo figlio Francesco Violoni e sua nuora, Giada Crescenzi, che è al momento è l’ unica indagata.

Un nuovo sopralluogo durante il quale sono stati trovati due taccuini che confermerebbero quanto raccontato dalla Crescenzi al pubblico ministero, ovvero che la vittima aveva contratto diversi debiti per i quali nell’ultimo anno e mezzo si era «fatta nemica mezza Fregene andando in giro a chiedere soldi e minacciare la gente». Tante le cifre appuntante dalla 58enne sui due taccuini. Una serie di numeri che fanno pensare a prestiti ricevuti. Molti sanati, altrettanti però da pagare.

Un omicidio dunque che potrebbe essere stato commesso per ragioni economiche, anche se al momento è ancora tutto da confermare. Nuovi dettagli potrebbero emergere grazie a ulteriori sopralluoghi che verranno fatti entro la prossima settimana. Giovedì 29 maggio, invece, a fronte di quanto già rinvenuto nella villetta di via Santa Teresa di Gallura, si terrà un nuovo interrogatorio in carcere per la Crescenzi. L’obiettivo è avere informazioni anche in merito ai tanti reperti sequestrati, molti dei quali sottoposti a esami irripetibili che sono stati fatti alla presenza di Armando Palmegiani, il consulente di parte della difesa di Giada Crescenzi, e dell’ex generale dei carabinieri Luciano Garofano, nominato perito di parte della famiglia della Camboni.

Nell’immediatezza del ritrovamento del corpo della 58enne, invece, erano già stati acquisiti 36 reperti. Il “portfolio” dunque continua ad aumentare con oggetti vari trovati nella villa, nella stanza della vittima e in quella dove dormiva l’indagata con il compagno. Mancano però ancora all’appello il pigiama che aveva l’indagata la notte dell’omicidio, dato che quello che ha detto di aver indossato non è apparso usato, l’arma del delitto e alcuni oggetti personali della 58enne, come il cellulare e le chiavi dell’auto. Le indagini scientifiche perciò  proseguono e puntano anche a isolare, dunque accertare o escludere, la presenza nella villetta di un terzo profilo genetico, appartenente a qualcuno che potrebbe essere entrato nella proprietà la notte del delitto.

Anche se al momento la Crescenzi resta l’unica indagata, infatti, non si può escludere che sia entrata una terza persona che abbia poi ucciso la 58enne. Ipotesi avvalorata dal fatto che la Crescenzi non avrebbe graffi o segni sul corpo che possano far pensare a una ipotetica colluttazione con sua suocera. Possibile che quella notte, nella villetta non lontana da Roma, sia entrata una delle tante persone con le quali la vittima avrebbe contratto i debiti. Debiti di cui avrebbe parlato non solo l’indagata. Sui presunti problemi finanziari della vittima, da tempo, girano molte voci nella piccola cittadina di Fregene. Ed è anche per questo che, al fianco delle indagini scientifiche, da giorni i carabinieri, coordinati dalla Procura di Civitavecchia, stanno analizzando scrupolosamente la condizione finanziaria della Camboni.

di Camilla Mozzetti e Luisa Urbani – Il Messaggero