L’ho riconosciuto subito da Gigi, la tavola calda di Fregene: Mustapha Fall, alto, elegante, inconfondibile. Era “Moussa”, uno dei due protagonisti di “Io Capitano”, il film di Matteo Garrone. L’ho avvicinato, con una certa audacia, per dirgli quanto la sua interpretazione mi avesse colpito. Lui ha risposto con una gentilezza disarmante. Ne ho approfittato: gli ho chiesto se fosse disposto a passare alla Biblioteca Gino Pallotta per qualche foto accanto ai libri. “Va bene, mercoledì alle 11.00”, ha detto. Sinceramente, pensavo fosse un modo educato per declinare. E invece… Alle 11.00, nulla. Alle 11.30, nemmeno. A mezzogiorno, già pronta a chiudere, lo vedo arrivare. Aveva mantenuto la parola. Gli scatto qualche foto. Si presta con semplicità, prende un libro in mano, sorride. Poi iniziamo a parlare.  

Ha 22 anni, viene da Dakar, dove ha lasciato genitori, due sorelle e due fratelli. È arrivato a Fregene nel novembre 2022 e vive a Fregene a casa della madre di Matteo Garrone, insieme a Seydou Sarr, l’altro protagonista del film. “Matteo ha cambiato il mio destino. Mi ha dato un futuro. Mi sento molto fortunato”, mi dice. La signora Garrone è diventata per entrambi una figura familiare, affettuosa, quasi materna. “È come una nonna per me”, dice Mustapha, con gratitudine sincera nello sguardo. “Cucina per noi, ci ascolta, ci sta vicina. È generosissima, sempre pronta a prendersi cura di tutto, piena di attenzioni. Non trovo le parole giuste per descriverla, per descrivere la sua grandiosità”.

Oggi Mustapha lavora nel cinema e nella moda. Ha appena finito di girare un film con Giulia Bevilacqua, in uscita in autunno. Il suo sogno? Diventare un attore internazionale. Resterà in Italia ancora qualche anno, poi punta agli Stati Uniti. Di Fregene ama l’energia gentile delle persone, il senso di comunità che lo ha accolto senza pregiudizi, offrendogli legami sinceri e nuove amicizie. Ama il verde della pineta, i sentieri silenziosi della Riserva Naturale: “Mi danno pace, è un luogo che mi fa sentire calmo, centrato”.

Nel suo racconto, il nome di Matteo Garrone ritorna spesso, con un rispetto profondo. “Un uomo pieno di umanità e umiltà”, lo definisce. “Un esempio di come si può essere. Matteo è un grande uomo”. Alla fine gli chiedo cosa ama di più in Italia. Sorride, si illumina: “Le lasagne”.
Una risposta semplice, quasi infantile nella sua sincerità, che però racconta tutto: la gratitudine, la scoperta, il senso di casa che – in mezzo a tanto cambiamento – Mustapha ha saputo trovare.

Marina Pallotta