Federica Pozzi – Il Messaggero

Avrebbe ucciso la madre del compagno, la 58enne Stefania Camboni, colpendola con «un coltello da cucina “masterchef”» mentre dormiva e dopo aver cercato su internet “come uccidere una persona”. Il gip di Civitavecchia ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Giada Crescenzi che il prossimo 26 febbraio comparirà di fronte ai giudici della Terza Corte d’assise di Roma per rispondere delle accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla minorata difesa perché ha commesso il delitto contro una persona che dormiva, quindi non poteva difendersi, e con abuso di relazioni domestiche e ospitalità.
I FATTI
L’omicidio della 58enne risale alla notte tra il 15 e il 16 maggio scorso ed è avvenuto nella villetta di Fregene di proprietà della vittima. Secondo l’accusa la 31enne “nottetempo si scagliava contro la persona colta di sorpresa nel sonno quindi impossibilitata a difendersi”, colpendola “con numerosi fendenti con coltello da cucina “masterchef”. Era stata l’autopsia a determinare il numero di colpi inferti alla donna: trentaquattro. Crescenzi, che è detenuta nel carcere di Civitavecchia e difesa dagli avvocati Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli, si è sempre dichiarata innocente pur avvalendosi della facoltà di non rispondere sia di fronte al pubblico Ministero che dinanzi al gip.
Per la procura di Civitavecchia però è stata lei a uccidere Camboni, deceduta per “anemia metaemorragia acuta da multiple lesioni” al torace e nella «regione cervicale”, oltre a “multiple ferite da arma bianca» alla testa, al volto e alla coscia sinistra e quattro «lesioni da difesa passiva» sulle mani”. Segno che Stefania aveva provato a difendersi mentre veniva accoltellata. Un omicidio volontario aggravato – sostiene l’accusa – dalla premeditazione, perché dall’analisi del telefono dell’indagata è emerso “che effettuava ricerche su internet su come uccidere una persona, nello specifico come avvelenarla, in un arco temporale che va dalle 3.08 alle 4.03, quindi in un arco temporale di circa un’ora per poi interrompere ogni ricerca sul telefono fino alle 4.59 in cui tornava a fare ricerche su internet ma nello specifico stavolta su “come togliere il sangue dal materasso”.
Non solo, a sostegno della tesi del pm anche il fatto che “le ricerche su internet su “come avvelenare una persona” si interrompono in una fascia oraria pienamente compatibile con l’orario dell’omicidio”, come stabilito dall’autopsia, “per riprendere dopo circa un’ora con la ricerca volta a cancellare le prove dell’omicidio stesso ovvero con la ricerca “come togliere il sangue dal materasso”.
LE INDAGINI
La 58enne era stata trovata cadavere nella sua camera da letto dal figlio Francesco Violoni – anche lui iscritto nel registro degli indagati ma in un secondo momento – e dalla compagna dell’uomo la mattina del 16 maggio scorso. Il corpo della vittima fu trovato in terra, avvolto in un lenzuolo. Mentre la sua macchina quasi in una cunetta a centro metri da casa, spostata rispetto a dove era stata parcheggiata dalla donna prima di morire, e l’arma del delitto in un campo non lontano. In casa la notte dell’omicidio però c’era solo la Crescenzi mentre Violoni dopo cena era uscito per andare a lavoro. E diverse tracce ematiche della Camboni erano state trovate sulle ciabatte della Crescenzi, su un pigiama e nel bagno usato dalla coppia e alcune risulterebbero cancellate da un interruttore della luce nella sua camera da letto.
L’avvocato della famiglia di Stefania, il penalista Massimiliano Gabrielli, si è detto “soddisfatto e rassicurato dalle indagini svolte perché confermano in pieno il quadro che avevamo ricostruito fin dall’inizio in via autonoma“.

