Era più conosciuta come la madre di Mandrake. Lui era un personaggio: alto, grosso, il furbetto di quartiere cui piacevano le drittate, da qui il soprannome. Il personaggio che “vanta” ogni paese. Adla lo immortalò in una gigantografia in uniforme con una bandiera vicino. Cuore di mamma! Estrosa, stravagante eccentrica, Adla vestiva come una fata. I capelli cangianti, spesso colorati di rosa mischiati a un biondo infantile. Era approdata a Roma, la città eterna, che ospitava e dava lustro a tanti artisti, alcuni famosi altri in cerca di fortuna. L’ambiente romano le permise di sistemarsi abbastanza bene economicamente e allora acquista una villa a Fregene. La sua benefattrice, la vicina di casa Teresa Tritarelli, sarà non solo la sua memoria ma anche l’amica che l’aiuterà nei momenti difficili. Per merito di Teresa sono venuta a conoscenza delle notizie che la riguardano compresa la sua ingloriosa fine. Io l’avevo conosciuta appena sbarcata a Fregene quando insieme a mia sorella cercavamo una casa in affitto per tutto l’anno. Ci segnalarono la sua, quella della pittrice. Andai a vederla, rimasi perplessa: non era una casa ma un bazar, che potremmo definire eccentrico per indulgenza ma la cosa che più mi disorientò fu l’affare del bidet. “Sa – mi disse – non funziona molto bene il rubinetto, ma c’è il tubo dell’acqua in giardino che può supplire a questo piccolo inconveniente”. Lo chiamò piccolo inconveniente. La guardai negli occhi, in quegli occhi matti d’artista, il suo sorriso tra il sarcastico e il burlesco… me la detti a gambe. Veniva dall’Umbria dalla mia terra d’origine ma non avevo mai avuto la “fortuna” di conoscerla né come artista né come persona. A Fregene la evitavo e non volli neppure vedere i suoi quadri. Nonostante l’aspetto bizzarro vantava nobili origini da una famiglia del perugino e possedeva anche un castello. Si era stanziata definitivamente nella nostra spiaggia dopo la morte del marito. In questo luogo di artisti si sentiva a proprio agio. Dipingeva fiori, scorci, faceva ritratti, con un gusto delicato del colore e un tratto elegante. Teresa Tritarelli ha assistito alle tante difficoltà di questa donna alle prese con un figlio problematico, ricordi indelebili oltretutto sempre vivi per via dei numerosi quadri (pagati) di Adla che occupano pareti intere della sua casa. Dice di essersi innamorata della sua pittura e infatti conserva anche un ritratto di Beatrice piccolina, sua figlia, realizzato da Adla. Perso il patrimonio, viveva in una situazione fatiscente soprattutto a causa del figlio che non era certo quello del quadro. Mandrake si arrangiava con  lavoretti offerti per sbarcare il lunario. Alla bottega di Vittorio Bitelli spazzava, sistemava i giornali, piccole cose che giustificavano un compenso.
Teresa la vedeva vagare per il giardino con una candela in mano, la luce le era stata staccata. Di notte appariva come una figura spettrale. Morto il figlio che aveva affidato all’amica  nel caso fosse venuta a mancare prima lei,  perse la testa definitivamente. Alla fine un cugino l’ha ricoverata in un istituto e ha venduto la villa. Questo cugino era un famoso giornalista. Quante storie racconta la nostra Fregene: di successi e di sconfitte, e soprattutto di solidarietà. E questo è un valore da non perdere.

Delfina Ducci