Ancora troppo arsenico nelle acque del Lazio: l’Unione Europea, a più di un anno dalla terza deroga triennale concessa all’Italia, ha avviato con una lettera di costituzione in mora una procedura di infrazione per la contaminazione dell’acqua potabile.
In 37 zone non sono ancora rispettati i limiti previsti dalla direttiva Ue: dovrebbe trattarsi del Viterbese e forse di qualche area a nord di Roma. L’Italia, che ha già usufruito del numero di deroghe massimo, oltre a fornire agli utenti informazioni adeguate su come ridurre i rischi associati al consumo dell’acqua, era tenuta ad attuare un piano di azioni correttive e a informare la Commissione in merito ai progressi compiuti. La Regione Lazio, in attesa di poter leggere integralmente il documento di Bruxelles, ha ricordato però oggi di stare gestendo in questo senso un piano da circa 40 milioni per riportare l’acqua entro i livelli previsti dalla normativa. Questo Piano è diviso in due fasi che prevedono la realizzazione di circa 80 impianti di potabilizzazione dell’acqua. La prima fase da 34 impianti in 18 Comuni, quella più urgente, dove l’arsenico stava sopra i 20 microgrammi/litro, è di fatto completata. La seconda (valori tra i 10 e i 20 microgrammi/litro) prevede la realizzazione di 49 potabilizzatori in 35 Comuni.