È quanto mai inquietante il quadro che consegue dai prelievi effettuati dai biologi della Goletta Verde di Legambiente lungo le coste del Lazio nelle giornate del 30 giugno e 1 luglio scorsi. In questo contesto regionale, tristemente protagonista sono le nove località segnalate in provincia di Roma. “Fortemente inquinati” il canale presso il Lungomare Pyrgi a Santa Severa nel Comune di Santa Marinella, il Fosso di Zambra a Cerveteri presso Campo di Mare, la Foce del Rio Vaccino a Ladispoli; stessa situazione al Canale sulla Spiaggia di Rio Torto a Pomezia e al Canale presso via San Francesco a Torvajanica, ma anche al Fosso Grande ad Ardea; l’elevato grado di inquinamento microbiologico si rileva anche a Torre Astura presso il Ponte sul Canale Idrovore Valmontorio a Nettuno, al Fosso dei Tre Denari a Paassoscuro. La Foce del Tevere è la più inquinata del Lazio: i valori dei batteri Escherichia Coli superano di quasi 40 volte i limiti di legge e fanno scattare una “bandiera nera” al comune di Roma e ad ACEA che gestisce il Servizio Idrico Integrato della Capitale, per la pessima qualità del fiume, dove in questi giorni c’è una nuova moria di pesci. “Basta foci sporche, con questi numeri e questo caldo il rischio di inquinamento microbiologico è elevato anche per le zone limitrofe –ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio–. Da nord a sud il litorale e il mare laziale corrono troppi rischi, vanno fermate le macchie di liquami galleggianti e le morie di pesci, rilanciando gli investimenti della Regione Lazio per fognature, depurazione e risparmio idrico. Non si possono sopportare per decenni foci così maltrattate, il biondo Tevere dentro Roma diventa una cloaca, un malato in attesa di cure che non arrivano, con depuratori malfunzionanti come quello a nord della Capitale recentemente sequestrato, ma questi problemi si ripetono tali e quali in tutto il Lazio con fognature miste e inadeguate e nessuna politica per il risparmio idrico. Sono le gestioni ad essere inefficaci, come d’altronde hanno chiarito fino in fondo i cittadini con i referendum, l’acqua deve tornare sotto il controllo pubblico, per tutelare la qualità di un bene comune così prezioso per la vita. Chiediamo con determinazione anche di capire che fine abbiano fatto i 750 milioni di Euro dei fondi europei destinati anni fa dalla Regione Lazio alla depurazione per centrare entro il 2015 l’obiettivo di buona qualità delle acque, erano investimenti importanti per questi interventi ma sembrano dimenticati”.