Parliamoci chiaro. Il disfattismo non ha mai prodotto risultati positivi. Neanche l’illusione. La via di mezzo sarebbe quella di criticare e poi però agire. Nelle passeggiate giornaliere con il cane percorso d’obbligo sono i viali delle due pinete davanti al pronto soccorso: il primo “annuso” è in quella recintata, il secondo nell’altra, quella libera. Nell’attraversare la prima m’imbatto in un signore in bicicletta il quale chiede: “Mi sa dire qual è la pineta con la “palestra”? Questa rispondo. “Ma non vedo attrezzature”. Gira la testa qua e là per essere sicuro non gli sia sfuggito. Dell’idea iniziale nessuna traccia. Passare il tempo libero mantenendo in forma il fisico aveva raccolto tante persone, soprattutto giovani, che frequentavano la pineta perfino a tarda sera. L’ennesima constatazione di quanto degrado abbia raggiunto il nostro parco intitolato a Fellini. Per non parlare dell’altro parco ormai diventato parcheggio per le auto e le immondizie. Tutto divelto, rotto, sradicato, massacrato. Alberi abbattuti che sostano nel terreno senza essere trasportati o tagliati… Nessuno vigila, nessuno si prende la briga di avvertire i trasgressori quando li becca che verranno multati. Io ho provato una volta a rimproverare il tizio che si affannava a strappare l’ultimo pezzo di legno di un cartello. Ho rimediato un che “c…vuoi”. Insomma dobbiamo assistere alla rovina del nostro territorio senza fare nulla? Chi può aiutarci. Non sforzatevi a guardare in giro. Non troverete anime sensibili a contrastare il fenomeno distruttivo che pare sia l’unico sport per tutti coloro a cui non frega nulla di andare alla deriva. Perché non contare allora sulla buona volontà locale, istituire gruppi di persone che con l’autorità che gli viene dall’appartenere al territorio e dalla consapevolezza di mantenerlo vivibile, possano educare al rispetto. Se lo facciamo senza disamorarci non appena ci becchiamo un che c… vuoi, avremo vinto la battaglia. Non permettiamo ai disfattisti di impadronirsi di Fregene perché basta una goccia per far traboccare la coppa del disgusto. Non c’è destino che non si vinca con la buona volontà. È una necessità avere la meglio sul disinteresse. E non chiamiamo libertà quella di fare i nostri porci comodi contando sull’omertà e sul menefreghismo.

Delfina Ducci