È inutile arrabbiarsi, agitarsi e spesso indignarsi. Oltre a inutili discorsi da bar (sono tutti uguali! È uno scandalo! Non voto più!) e solite filastrocche trite e ritrite, all’atto pratico nessuno si occupa della cosa pubblica. Per carità se la ‘merda’ cade nel proprio giardino allora le urla arrivano al cielo ma basta che sia un minimo oltre l’uscio e tutto è a posto. Populismo, qualunquismo tonnellate di menefreghismo. Il tutto in salsa italiana con aggiunta di infantili furbizie per curare i propri tornaconto – se poi a danno della comunità chi se ne frega! In questi ultimi tempi abbiamo speso tempo ed energie per cercare qualcuno che avesse ancora un pizzico di volontà e direi di dignità per gettarsi in una battaglia politica. Sì, politica, cioè in quella onorabile e difficile arte del pensiero umano che dovrebbe gestire nel modo migliore la cosa pubblica, le risorse di tutti e per questo indisponibili, l’ambiente, il futuro, conservare il meglio del passato, guardando oltre gli interessi personali. Nessuno, dico nessuno. Neanche una persona è stata capace di alzare la testa, di dire io ci sono, mi sporco le mani e ci provo. E allora cari concittadini tenetevi quello che avete e che probabilmente meritate. Tenetevi Canapini e la sua politica del baratto, dei grandi affari, dei grandi costruttori, del falso progresso, delle inutili e mastodontiche infrastrutture, le sue amate colate di cemento. Tenetevi il lungomare più brutto d’Italia, i balneari più prepotenti e miopi d’Italia, i commercianti bottegai privi di ogni iniziativa di sviluppo, la Pro Loco più simile ad una bocciofila che si sia mai vista, le strade chiuse per mesi, le fogne intoppate, le luci spente, i marciapiedi fatti chissà com’è solo a metà, le pozzanghere e i bar vuoti, la pineta stuprata, la villa di Fellini abbattuta, il Branco sfrattato, la collina della Leprigiana distrutta. E magari pure il ritorno di Bozzetto vi farebbe bene, dell’ideatore del piano regolatore del cemento ovunque, della crescita demografica esponenziale a danno del territorio, dei chioschi bar in spiaggia a ridosso delle case, del taglio della pineta di Coccia di Morto per il bene dell’onnipresente e onnipotente Benetton e della sua ingordigia, della convenzione con le cavallette Federici. Fregene era la perla del Mediterraneo ora è un vuoto e squallido paesino senza anima e con un futuro triste. Come al solito non frega nulla a nessuno. Ma io ci sono nato cavolo! E a vedere questa fine non ci sto! E alla faccia vostra e del vostro menefreghismo continuerò a combattere contro i mulini a vento. Anche se a questo punto dubito che esistano i fregenesi… Andrea (Don Chisciotte) Guizzi