Medico, filosofo e docente di storia della scienza,Vincenzo Cappelletti è  morto giovedì 21 maggio a Roma – Pilastro con il celebre storico e credente  Aldo Ferrabino dell’espansione dell’Enciclopedia Italiana  – Esemplare l’eredità religiosa – Oggi i funerali a Roma dove era nato il 2 agosto 1930

Un grande uomo per cultura e fede è stato Vincenzo Cappelletti, di una tempra che difficilmente si riesce oggi a scoprire accanto a noi. Ci ha lasciati il giorno dell’Ascensione del Signore, una festività che ”una volta “, non lontana,  rispettava i 40 giorni della sua Resurrezione ed oggi invece, per una incomprensibile  ossequiosità  alle leggi del lavoro e del mercato, è stata spostata di tre giorni, alla Domenica, mitigata tuttavia da un accorta preparazione liturgica.

Per un’anima, come quella di Vincenzo Cappelletti, così attenta alla presenza del Signore della vita nella storia dell’uomo e nel mistero dell’universo, la coincidenza del transito con il giorno della memoria dell’Ascensione di Gesù è stata un premio. La sua figura di cristiano ne esce ancor più illuminata di quanto già brilli la sua eredità di pensiero e di artefice di cultura. Paradossalmente era di un’altezza notevole e aveva un portamento “signorile” d’altri tempi ,  “profetico” lo  definisce un altro comune e grande amico, lo scultore Alessandro Romano. Ma l’apparente austerità ricopriva  l’umiltà  con la quale, a conclusione della celebrazione della Messa, offriva ai fedeli in fila sotto la pineta monumentale di Fregene la Comunione.  Assolveva il ministero straordinario dell’Eucaristia. Talvolta io e lui eravamo ai lati del Sacerdote.

Ci legava un’amicizia profonda, che solo nella preghiera trova consolazione e compimento. E come amico sono chiamato a integrare la lacuna delle sue biografie che, pur spaziando in intere pagine sui social media, trascurano di riferire della sua religiosità. Per la prima volta posso così testimoniare anche della “ provvidenziale” sua chiamata (1970)  a direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana promossa dal suo presidente, un altro grande storico dell’antichità, Aldo Ferrabino. Che, ancora titolare della cattedra di storia antica , con lui divenuta celebre, all’università di Padova, prima ancora di divenirne Rettore  e di essere eletto nel 1948 senatore e di trasferirsi a Roma , da agnostico che era si era convertito, aveva chiesto il Battesimo e avrebbe scritto nel 1946-47 una stupenda Trilogia del Cristo.  Li univa un’intesa, un’empatia straordinarie. Cappelletti me ne parlava sovente, pur con la delicatezza che gli era connaturale, “provocato” dal fatto che io a Fregene vivo poco distante della villa di Ferrabino, ed egli percorreva sovente la nostra strada, che attraversa la Pineta,  per recarsi a fargli visita. Era l’epoca del  loro soggiorno estivo, poco distante da Roma. Avrei scoperto da me come nel libro Le vie della storia ( 1955)  Ferrabino era stato illuminato dalla visione cristiana della storia.

Insieme Ferrabino e Cappelletti avevano potuto avviare quella stabilità finanziaria della “Treccani” che avrebbe assicurato l’espansione editoriale di prestigiose sue iniziative e consentito il varo di nuove;  avevano cioè ottenuto di conformare il fondo di dotazione ai valori correnti, perchè eran fermi a quelli del 1933. Su questa vicenda v’è abbondante letteratura. Scorrendone le pagine, sono rimasto impressionato dall’affermazione di Ferrabino che  «la storiografia dell’Ottocento non era riuscita a fondare, come fu suo vanto, la scienza della storia».

E Vincenzo Cappelletti , laureato in medicina e in filosofia, era docente di storia della scienza (dal 1968 al 1971 all’università di Perugia, dal 1972 a Roma prima  alla “Sapienza” poi  a “Roma Tre”). Nel 1956 aveva cominciato a collaborare con l’ Istituto dell’Enciclopedia Italiana del quale nel 1969 Ferrabino lo avrebbe nominato vice direttore generale e un anno dopo direttore. Carica che mantenne fino al 1992.

Ferrabino è intanto morto e Cappelletti continuerà a sviluppare sino al 2002 la comune strategia culturale ed editoriale. Ora da vicepresidente e direttore scientifico , cioè con le stesse responsabilità che nel 1925 aveva voluto assumere il filosofo Giovanni Gentile al momento della fondazione  dell’Istituto con l’industriale tessile e mecenate lombardo Giovanni Treccani « per dare all’Italia sull’esempio europeo un’enciclopedia nazionale in grado di favorire la diffusione a tutti i livelli della cultura».  Cappelletti continuerà  pure a tener viva la memoria dell’amico mantenendo in vita e dirigendo la prestigiosa rivista Il Veltro: l’avevano fatta nascere nel 1957, un anno dopo la nomina di Ferrabino a presidente della “Dante Alighieri”. Il veltro si fregia di essere “la rivista della civiltà italiana”. 

Siamo nel campo degli obblighi di citazione delle benemerenze degli uomini illustri. Troppo lungo citarle, è facile leggerle nelle biografie sui social. Ricordiamo solo che Cappelletti era stato condirettore della rivista di storia della scienza Physis (dal 1991) e degli Archives Internationales d’Histoire des Sciences; che aveva presieduto la casa editrice  Studium ,  ricevuto due lauree honoris causa ed era stato insignito di tre medaglie d’oro, una al Merito accademico due  al Merito della cultura e dell’arte. Era stato presidente della Domus Galilaeana di Pisa, dell’Académie Internationale d’Histoire des Sciences, della Società Italiana di Storia della Scienza, dell’Istituto Accademico di Roma, dell’Istituto Italiano di Studi Germanici, della Società Europea di Cultura.Molte pure le sue pubblicazioni scientifiche , alcune di metapsicologia e di epistemologia. Il suo primo libro Emil du Bois-Reymond – I sette enigmi del mondo(a cura, 1956); l’ultimo Natura e pensiero – Percorsi storico-filosofici (Aracne Editore, 2018).

Ma non vi è traccia nelle Bibliografie di due grandi opere religiose di Cappelletti. Nel 2003  chiamato a collaborare al progetto della casa Art’è di pubblicare le celebri Confessioni di sant’Agostino, ne scrisse il saggio introduttivo e i commenti. L’opera, curata da sua figlia Claudia, valentissima erede della sua passione per la cultura e l’arte, si avvalse delle illustrazioni di Alessandro Romano, celebrato scultore di fama mondiale ed esemplare cristiano. E per questo Vincenzo Cappelletti lo scelse per “realizzare il sogno  da sempre coltivato in cuore”, così gli disse,  di realizzare le 15 tavole illustrative. Furono subito accolte come capolavori.  

Vincenzo Cappelletti e Alessandro Romano non potevano non ritrovarsi assieme in  un nuovo, analogo, impegno editoriale nel 2008, questo della casa Vydia di Macerata curato sempre da Claudia Cappelletti, di pubblicare in occasione del Bimillenario dell’Apostolo delle Genti, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di Paolo nel grande volume Paulus. Completarono la  prefazione del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. arciprete della Basilica Ostiense, promotore dell’Anno Paolino ed i saggi tematici di mons. Fortunato Frezza, noto biblista  ed allora sottosegretario del Sinodo dei Vescovi,  due altri contributi: il primo rappresentato dalla lunga e colta Introduzione di Vincenzo Cappelletti, il secondo da ben 24 tavole illustrative – alcune a doppia pagina – ed una scultura in bronzo di Alessandro Romano. Ancora capolavori d’arte, di dottrina, di fede.