Il film, ultimo sia della rassegna che della sezione giovani, è tratto da una storia vera accaduta nel caldissimo agosto 1972, per quanto siano leciti i dubbi sulla veridicità di alcuni risvolti della trama. Il lavoro dello sceneggiatore Frank Pierson fu comunque così buono da meritarsi un Oscar (curiosamente, per la sceneggiatura originale). Film, regia, attore protagonista (Al Pacino), attore non protagonista (Chris Sarandon) e montaggio ottennero invece solo la nomination. Questo film di Sidney Lumet non è un semplice heist movie, ma è una splendida critica al modo in cui i mezzi di comunicazione di riescono ad incidere profondamente sul comportamento umano, anche e soprattutto nelle situazioni più critiche. La presenza delle telecamere cambia istantaneamente la natura degli eventi ripresi, condizionandone lo svolgimento. Così come Sal impara ad usare l’opinione pubblica per proteggersi dalle possibili azioni di polizia, le Tv che coprono l’evento raccontano la sua storia come fosse quella del protagonista di un romanzo, imprimendo su tutta la storia l’impronta voluta dai producer. Oltre a questo, però, Quel pomeriggio di un giorno da cani è anche un dramma umano di grande spessore. Sonny e Sal sono due poveracci che vedono in quella rapina l’unica possibilità di sopravvivenza, l’unica loro occasione di “riscatto”. La fortuna di Lumet è comunque di avere a che fare con dei personaggi dalle molte sfaccettature e ottimamente assortiti: Sal è il compendio perfetto di Sonny, la spalla migliore possibile. Sonny è sveglio e deciso dove Sal è lento e spaurito. Il regista è bravissimo a non entrare troppo nel dettaglio, in modo da non perdere mai la visione d’insieme a favore del singolo, esplorando i cliché che la situazione propone senza finirne schiavo. Il risultato è un film duro, irriverente, che presenta qualche pillola di umorismo sanamente cattivo ed è capace di gelarci nella poltrona proprio grazie all’esposizione che fa del mondo in cui ci ritroviamo a vivere.