Aveva compiuto 90 anni Guido Carandini, scomparso ieri. Ex docente di storia delle dottrine economiche, parlamentare del Pci, dal 1976 al 1982, quando si era dimesso in anticipo sulla scadenza del mandato. È stato amministratore della bonifica di Torre in Pietra e in seguito co-proprietario e conduttore della tenuta di Torre in Pietra-Carandini. Era stato soprannominato “Il Conte Rosso’, anche se rifiutava l’attribuzione di titoli. Nel suo saggio “Un altro Marx. Lo scienziato liberato dall’utopia”, pubblicato nel 2005 suscitò un certo scalpore nella sinistra italiana.

Nel saggio Carandini sosteneva la necessità che la sinistra riformista tornasse a Marx: “occorre studiare nuovamente Marx per riacquistare una chiara coscienza di come effettivamente funziona la società del capitale”. In realtà bisognava prendere alla lettera “un altro Marx”, sosteneva Carandini, ossia  “lo scienziato liberato dall’utopia”.

Guido era il terzo figlio dell’ambasciatore e ministro nel governo Bonomi, Nicolò Carandini e di Elena Albertini; aveva tre sorelle, Maria, Margherita e Silvia, e un fratello minore, l’archeologo Andrea.

A Torrimpietra si occupò della grande azienda agricola acquistata dal nonno Luigi Albertini, in particolare del completamento della sua bonifica a 22 anni, mentre ultimava i suoi studi in giurisprudenza. Ereditata una porzione della tenuta, Carandini ha messo poi in piedi una moderne azienda zootecnica.

Il ricordo del sindaco Montino
“E’ con grande tristezza che ho appreso della scomparsa di un grande amico, un intellettuale sopraffino, un parlamentare di prestigio, oltre che una figura storica del nostro territorio: Guido Carandini. Per oltre 50 anni, dal 1960 agli anni 2000, Guido, nipote dell’illustre Luigi Albertini direttore del quotidiano Corriere della Sera, è stato prima amministratore della bonifica di Torre in Pietra e successivamente co-proprietario e conduttore della tenuta di Torre in Pietra-Carandini. A lui mi ha legato una amicizia di lunghissima data. Ne ho sempre ammirato la capacità di trasformare la sua azienda zootecnica in una delle più moderne d’Italia, grazie all’introduzione di tecniche agricole molto avanzate per l’epoca, in particolare nell’allevamento di bestiame. Ma anche la sua capacità di essere al contempo imprenditore agricolo, fine intellettuale e politico impegnato. Per due legislature è stato onorevole del Partito comunista e prima ancora presidente dell’associazione Romana Allevatori e professore universitario. Una figura di spicco della nostra società, dunque, che ben conosceva e amava il mondo agricolo che ancora oggi è così rappresentativo del nostro territorio. Desidero porgere ai suoi familiari e amici le mie più profonde condoglianze e quelle dell’Amministrazione che presiedo”.