Il 7 maggio il deputato di FdI Federico Mollicone ha presentato al Ministro dell’Ambiente un’interrogazione parlamentare sul problema dell’erosione di Fregene. Tanti quesiti ma allo stesso tempo un’analisi lucidissima della realtà che ha caratterizzato nel recente passato questo tratto di costa: “Nel corso dell’ultimo ventennio, lungo il litorale compreso tra Fiumicino e Fregene, si è assistito a un inesorabile arretramento della linea di riva dovuto inizialmente alla riduzione degli apporti solidi forniti dal fiume Tevere – scrive Mollicone –. Per contrastare tali fenomeni erosivi nel corso degli ultimi decenni (1996 – 2013) la Regione Lazio di concerto con l’Ardis ha messo in opera diversi interventi di difesa costiera, concentrati esclusivamente nel tratto di litorale compreso tra Fiumicino e Focene. Tali interventi, come risulta dalla denuncia del Comitato Salviamo la spiaggia di Fregene e diversi media, sono consistiti principalmente nella realizzazione di pennelli, barriere soffolte e scogliere frangiflutti che, se da un lato hanno limitato i fenomeni erosivi in tali tratti di litorale, dall’altro hanno innescato evidenti fenomeni erosivi nei tratti di costa immediatamente sottoflutto con arretramenti della linea di riva anche di 80/100 metri negli ultimi quindici anni (Oasi di Macchiagrande). Il 12 aprile scorso – continua il deputato – l’assessore ai Lavori Pubblici della Regione Lazio Alessandri con il sindaco Montino annunciano il finanziamento del geo-tubo e 350.000 euro per un intervento di ripascimento di sabbia prima dell’inizio della stagione prefigurando l’ennesimo intervento tampone già effettuato in passato e vanificato dopo pochi mesi. Ci si chiede: se alla luce delle evidenti omissioni di atti d’ufficio, di pianificazione strategica, d’interventi risolutivi  non si configuri il reato di disastro ambientale a opera della Regione Lazio; se il ricorso frequente a interventi invasivi e a ripascimenti tardivi e insufficienti attraverso la procedura della somma urgenza da parte del Dipartimento regionale competente non abbia impedito la necessaria trasparenza circa le ditte coinvolte visti anche i provvedimenti giudiziari in corso che coinvolgono il direttore così come denunciato dall’Anac che ne chiede la rimozione dal 2016; se i risultati del TNEC istituito dal Ministero dell’Ambiente rispetto all’aggressivo fenomeno erosivo delle coste di Fregene sud non siano stati carenti e omissivi nel controllo delle iniziative intraprese dalla Regione Lazio; per quale motivi la Regione Lazio, a fronte di evidenti errori nel contrasto all’erosione da parte dei suoi uffici, non garantisca il riconoscimento dello stato di calamità ai Balneari, l’avvio di un urgente importante intervento per il ripristino della spiaggia di Fregene per ricostruirla così come era, mediante un ripascimento importante di almeno 800mila mc unito alla esecuzione di scogliere per il contenimento della sabbia, da eseguirsi a partire dell’anno 2019,  i risarcimenti e, attraverso il Comune di Fiumicino, l’abbattimento del canone di concessione; Se il Ministero non intenda prendere direttamente l’iniziativa laddove una Regione, come accaduto nel Lazio, non operi in senso strategico per la risoluzione dell’erosione delle sue coste e non presenti il Piano Coste nei tempi previsti”.

“Da anni denunciamo il silenzio da parte della politica e delle agenzie di controllo così come delle realtà ambientaliste relativamente a un disastro ambientale e economico largamente annunciato – dichiara Marco Lepre, portavoce del Comitato Salviamo la Spiaggia di Fregene –. Le cause e le responsabilità vanno ricercate in ciò che la Regione ha compiuto negli anni con strutture rigide in mare che hanno causato questo violento stato erosivo prima, e poi con l’immobilismo relativo a strumenti di tutela o anche solo all’apertura di un bando internazionale di progettazione complessiva di tutela della costa che avrebbe dovuto essere portato alla Comunità Europea per il finanziamento già da anni. Gli interventi spot si sono rivelati – come prevedibile – tragicamente inutili, se non nocivi; oltre a costare ingenti somme alla comunità finite a mare alla prima mareggiata per la mancanza di alcuna tutela. Malgrado anni di denunce e comunicazioni che facevano prevedere ciò che sarebbe successo, a Fregene è stata distrutta un’area del WWF, un’area SIC protetta dalla Comunità Europea di immenso valore ambientale nel totale silenzio generale; decine di stabilimenti affrontano la stagione totalmente privi di spiaggia con danni economici diretti e indiretti di immani proporzioni, mentre seguitano a pagare per intero le concessioni demaniali. Spetterà alla Procura e alla Corte dei Conti verificare eventuali atti dolosi nella mancata tutela della costa; la responsabilità morale in merito alla tragedia ambientale e economica che coinvolge centinaia di famiglie resterà sempre e comunque in carico all’operato della Regione negli anni passati”.