Nella lettera
non ci si limita alla sola denuncia della distruzione in atto delle ultime
parti rimaste di macchia mediterranea ma ne spiega anche i meccanismi con cui
sta avvenendo e di cui “è già stato informato il Procuratore della Repubblica
di Civitavecchia con nota di questa associazione”. Secondo Losavio, il vecchio
piano regolatore, consapevole dai vincoli sull’area imposti della legge
Galasso, ma anche da numerosi decreti ministeriali di tutela paesaggistica (la
zona sottoposta a vincolo paesaggistico si estende da Macchiagrande fino a
Passoscuro), prescriveva che le costruzioni fossero vietate se avessero comportato
“l’abbattimento di piante”. “Senonché 
continua l’esposto – il divieto è stato costantemente aggirato e lo è tuttora,
con il seguente perverso sistema. I proprietari dei terreni sui quali si
intende costruire, prima recingono il terreno stesso con bandoni metallici o di
plastica, poi  fanno abbattere gli
alberi, che impedirebbero la costruzione in modo da ottenere uno spazio libero
sul quale collocare la costruzione stessa, ed infine fanno certificare dai vigili
urbani di Fiumicino che l’area è idonea ad accogliere la realizzazione del
progetto. In tal modo, aggirando la legge, ottengono il permesso di costruire.
Come si  rileva dalle allegate  aerofotografie, tre  quarti del bosco di Fregene, costituito
prevalentemente da querce e lecci, sono stati distrutti. Ora si tratta di
salvare almeno quanto è rimasto, adottando un provvedimento urgente che renda
inedificabili le aree ancora boscate, ovvero parzialmente disboscate in vista
della costruzione”. Un meccanismo
di cui la politica, secondo il presidente Losavio è corresponsabile. “Il Comune
di Fiumicino – continua infatti la missiva – ha apportato una modifica al piano
regolatore aumentando la volumetria edificabile ed eliminando l’obbligo di
costruire ad almeno dieci metri dalla strada. Sono molti i proprietari che
hanno cominciato ad abbattere i loro villini e a costruire palazzoni di quattro
o cinque piani a filo di strada. Si vedano, a titolo esemplificativo, le
costruzioni di Viale Castellamare, zona sud, di viale Viareggio, di via Gioiosa
Marea, di via Portovenere, di via Agropoli, etc.”.  In questo modo “l’aspetto paesaggistico di
Fregene, con il nuovo piano regolatore, approvato in dispregio di tutte le
norme di tutela e dello stesso piano paesaggistico, sarà completamente
stravolto”. Di qui l’invito al titolare del Ministero dei Beni Culturali ad “adottare
gli indispensabili adeguati interventi, anche in via di urgenza a norma
dell’art. 350 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, al fine di
scongiurare la distruzione della pane residua del bosco di Fregene, e pur
attraverso l’esercizio dei poteri sostitutivi di cui all’art. 155 dello stesso
Codice, se non fosse altrimenti conseguita la indispensabile correzione dei
profili di illegittimità del vigente piano regolatore, che, come si è detto,
consente lo stravolgimento dell’ impareggiabile paesaggio di questa porzione
del litorale romano”. L’esposto non sarebbe stato privo di conseguenze, la Procura ha aperto un
voluminoso fascicolo, sono scattati i controlli nei cantieri sospetti e ci sarebbero
denunce penali in arrivo.