Nel pomeriggio del 29 maggio Francesco Violoni è stato sentito dal Pubblico Ministero come persona informata dei fatti in merito al delitto della madre, Stefania Camboni. Anche Giada Crescenzi è stata interrogata dal PM e, come conferma la sua legale, si è avvalsa per la seconda volta della facoltà di non rispondere. Sulla vicenda si è espresso il legale della famiglia Camboni – Violoni, Massimiliano Gabrielli:

“In relazione agli sviluppi delle indagini sull’omicidio di Stefania Camboni a Fregene, in qualità di difensori della famiglia Camboni e del figlio Francesco Violoni, crediamo sia il momento di chiarire alcuni aspetti incontrovertibili ed il significato di dettagli pubblicamente noti.

Condividiamo in pieno la decisione del Pubblico Ministero di insistere per un nuovo interrogatorio in carcere della indagata, considerando le motivazioni addotte dalla difesa della Crescenzi di avvalersi della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia, ricondotto ad un suo presunto stato di turbamento e confusione per le ingiuste accuse contro di lei: la decisione di mantenere nuovamente il silenzio conferma che se avesse effettivamente risposto, il PM l’avrebbe inevitabilmente posta di fronte alle nuove informazioni rese al magistrato da Francesco Violoni ed agli esiti inequivocabile dei rilievi scientifici effettuati dai RIS all’interno dell’abitazione, tra cui impronte, reperti e la mancanza di un coltello compatibile con l’azione delittuosa, inchiodandola definitivamente alle sue responsabilità e, verosimilmente, inducendo l’indagata a confessare finalmente il delitto, avvenuto con una condotta solitaria e decisa dalla Crescenzi solo nel corso della notte.

Alla luce delle informazioni, documenti e dichiarazioni di fondamentale importanza per la ricostruzione dei fatti, forniti da Francesco Violoni e dai noi legali agli inquirenti, il movente sembra ormai potersi ricondurre ad una lite scaturita tra le due donne quella notte, probabilmente a causa del furto del portafogli della vittima da parte della Crescenzi avvenuto qualche giorno prima, e al deterioramento profondo della condizione psicologica vissuta dall’autrice del gesto, anche in relazione alla convivenza forzata con la vittima, alle difficoltà economiche ed all’abuso di psicofarmaci che si era progressivamente accentuata nella Crescenzi.

È il momento di chiarire due punti: Francesco Violoni non è indagato e non lo sarà ad alcun titolo per l’omicidio della madre, e che non ci sono moventi o piste alternative, men che legate a ragioni economiche, debiti della vittima, o barattoli di nutella. Si auspica ora che l’Autorità Giudiziaria possa concludere celermente la definizione del quadro indiziario e delle responsabilità penali, rendendo piena giustizia alla memoria della vittima e alla sofferenza di chi è rimasto”.