di Alessia Marani – Il Messaggero


Le tracce di sangue trovate in alcuni oggetti nella sua stanza da letto. Le discrepanze nei racconti resi da lei e dal suo compagna Francesco Violoni, il figlio della vittima, la 58enne Stefania Camboni. Poi ci sono quelle ricerche effettuate su Google con il telefonino per informarsi su “come togliere le macchie di sangue dal materasso” e “come avvelenare una persona”.
Tanto basta per i carabinieri di Ostia e la Procura di Civitavecchia per decretare il fermo per omicidio volontario per la “minorata difesa della vittima (ossia. è stata uccisa nel sonno quindi impossibilitata a difendersi, ndr) e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità”, a carico di Giada Crescenzi, la nuora trentenne della donna.
Portata in carcere all’una della notte tra giovedì e venerdì al termine di un lungo interrogatorio nella caserma del Gruppo Ostia. Stamani verrà svolta l’autopsia sul cadavere di Stefania Camboni, con almeno 15 coltellace. Quindi l’interrogatorio di convalida per la presunta colpevole davanti al gip.
Dall’esame autoptico gli inquirenti attendono di capire soprattutto a quando risalirebbe esattamente la morte della 58enne: se prima che Giada crollasse nel sonno profondo nel quale dice di avere dormito dopo avere messo i tappi alle orecchie e preso una medicina per indurre il sonno. “Un farmaco che le era stato regolarmente prescritto”, come precisa la sua difesa. Violoni addetto alla sicurezza all’aeroporto di Fiumicino, era tornato dal turno della notte iniziato alle 23 verso le 7 del mattino, trovando il corpo della mamma riverso in una pozza di sangue ai piedi del suo letto nel piano mansardato di casa.
Di lì l’Sos ai carabinieri. Gli investigatori da una rapida visione del telefonino dell’unica persona, Giada, che era in casa (i tre convivevano da un mese dopo che la coppia aveva perso la casa in affitto), si sono subito resi conto delle inquietanti ricerche, ma potrebbero avere riscontrato che il telefonino della ragazza era attivo nelle ore in cui avrebbe invece, a suo dire, dormito. Di qui l’importanza dell’ora della morte di Stefania.
Non basta. Scrive il procuratore Alberto Liguori in un comunicato, la preseza di voluminose tracce di sangue emerse dopo un doppio esame tecnico-scientifico su cose presenti sulla scena del crimine”. Tradotto: il luminol ha evidenziato sangue ripulito su oggetti (per esempio: interruttori, pigiama, pantofole), i luoghi dove l’assassino non avrebbe avuto ragione di passare, ovvero la camera da letto di Giada.
“E stato un omicidio brutale – afferma l’avvocato Massimiliano Gabrielli, che assiste i due figli della vittima e la sorella – arena – la famiglia attende compatta gli ulteriori esami della autopsia per delle conferme alle ipotesi del Pm che finora, sebbene nulla possa essere escluso a priori, appare ottenuta da elementi ben coerenti e concordanti”.
D’altro avviso i legali della presunta colpevole, Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli: “Giada proclama la ara innocenza. Le erano venute le mestruazioni abbondanti e per questo, per non lasciare sporco il materasso della casa in cui era ospite, ha cercato come pulirlo. E l’avvelenamento si riferiva alle erbe infestanti del giardino. Quelle voleva eliminare e non le perone”.
Gli inquirenti scanno verificando che la giovane non sia affetta da problemi psichiatrici. E non escludono che possa averla aiutata qualcuno a muovere il cadavere e a creare quella che ritengono una messinscena per simulare una rapina.