Il 14 agosto tardo pomeriggio. Si comincia presto per l’allestimento in un piazzale della chiesa vuoto ma che di lì a poco si sarebbe riempito di anime bisognose. Primo insegnamento: Come si monta un faretto? Vite,  rondella, rondella spaccata e dado. Poi chiave del 13 e pinze e il gioco è fatto. E si va in alto, arrampicato letteralmente per fissare una delle dodici lampadine un po’ lenta nella corona sul capo della Madonna.

Si fa sera. Arriva la Banda (ma non scoppia e non rimbomba) con i suoi ottoni le sue trombe e i suoi tamburi a sottolineare i misteri del Rosario meditato scelti dal Parroco. Poi pian piano le divise dell’Unitalsi e della Protezione Civile, preziosissime associazioni locali colorano il gruppo di fedeli che pian piano diventa più nutrito. Mentre in Cielo un aereo di linea sembra omaggiare la Madonna facendo un inchino passando sul tetto della chiesa dell’Assunta.

Si parte e c’è da notare nella compostezza di tutti che,  durante il breve tragitto, preghiera e raccoglimento fanno si che anche il buon don Massimiliano, alla sua prima e forse già ultima processione fregenese, stante il suo trasferimento prossimo a Maccarese, possa essere soddisfatto. Qualche fastidio in più lo da una vespa capricciosa che ha pensato bene di pungere sul viso una delle pie donne al seguito della statua mariana. Ma è bastata un po’ di ammoniaca per lenire il dolore e andare avanti nel percorso.

Nei momenti alternati di preghiere canzoni e litanie un po’ a orecchio, c’era spazio per un silenzio in cui perfino il cigolio di un deambulare sembrava un suono arcaico ma non profano. Già perché numerose stavolta risultavano essere le persone con problemi di deambulazione. A fianco di tanti adulti giovani e giovanissimi, e bambini e qualche animale e biciclette portate a mano ma non monopattini elettrici, hanno scortato l’antica statua della Madonna per alcune vie di Fregene.

Straordinario come al Suo passaggio molti si sono sentiti ‘stanati’ (quasi costretti da una forza superiore a uscire dalla proprie ‘tane’ lussuose o non). Ci stava il tempo anche per qualche lacrimuccia prendendo via Castellammare da via Marotta guardando alcune epigrafi strappate sui muri che ricordano dolori e ferite mai sanate.

Poi il ritorno in parrocchia è la benedizione solenne con  l’immancabile Evviva Maria. Una volta rientrata in casa ‘Assuntina’ sembrava parlare ad ognuno e ringraziare ciascuno, addirittura, tanto che sembrava di sentire le Sue parole per una volta mutuate da una splendida canzone religiosa del giovane Dario Urbano: ‘Io sono qui/ e non ti lascio mai/ guardami son io/ non temere/ spezzero’ per te/ tutte le catene/ tornerai a volare/ tornerai da me’!

Beh, alla faccia delle inutili, obsolete, superate tradizioni che caratterizzerebbero queste manifestazioni di fede anacronistiche! Alla fine si tratta di Gioia (e anticipo di Paradiso). Pura come il sorriso di un bambino che ritrova Sua Mamna dopo aver creduto di averla persa.

Ed è sera, si spengono faretti e lucine ma non è ancora ora di riporre il cuore a riposo. C’è ancora tempo per un segno di Croce e un’altra, ennesima Ave Maria! Grazie Mamma Celeste. Grazie e buon onomastico nella Festa della Tua Assunzione!

Lorenzo D’Angelantonio