Tutti connessi, tutti disconnessi. Un “circo mediatico” la nostra era che mostra il rifiuto di qualsiasi punto di riferimento al passato. Ci ha lanciato verso un futuro imprevedibile, probabilmente ingannevole ma che soddisfa l’inarrestabile volontà di oltrepassare il limite. Ogni generazione intenta a distruggere i buoni risultati di un’epoca precedente è convinta di migliorarli.

Il progresso è inarrestabile e ora siamo schiacciati sotto il suo peso. L’universale desiderio di vivere meglio non ha nulla a che vedere con la volgare ricerca del piacere, della gratificazione personale.

Una tecnologia esasperata, un accesso alla nostra privacy solo per essere protagonisti di una visibilità altrimenti negata, il rifiuto dell’anonimato spingono a fare di noi dei competitor, dei lottatori, dei guerrieri che sfidano il nemico. Si percepisce l’affermazione di un carattere oscuro, arbitrario, inconsapevole e irrazionale… Ci si crede immortali. E il problema dell’immortalità portata sino al parossismo condanna la ragione. Una kermesse di foto che rivelano intimità, voglia di strabiliare, di attirare l’attenzione, di diventare protagonista assoluto del mondo, credere di aver inventato cose originali mai provate prima, immaginando di essere quelli che non siamo…

Sì alla tecnologia, sì al progresso che migliora la nostra qualità di vita, non che l’annulla. No all’impego della nostra intelligenza finalizzata alla ricchezza materiale e al successo che apre le porte solo al denaro, al traguardo del consumismo come unica ragione di vita.

La scoperta più sensazionale è stata che Dio pare non sia trino ma quattrino… Il nostro modo di comprendere o non comprendere il mondo e la vita deriva dal nostro sentimento rispetto alla vita stessa e verso se stessi. Siamo di fronte a una solitudine disarmante, a una vita virtuale che diventa sempre più reale. E l’uomo ha conquistato solo l’invisibilità.

Mi viene in mente ciò che scrisse Thomas Stearns Eliot nel New York Post nel 1955: “La televisione è un mezzo di intrattenimento che permette a milioni di persone di ascoltare contemporaneamente la stessa barzelletta e rimanere ugualmente sole”.