Con la stagione balneare ormai alle porte e gli annunci di ricerca del personale pubblicati ovunque, una delle figure più difficili da trovare resta sempre quella dell’assistente bagnanti. Il “bagnino”, insomma, quello con la canotta rossa, da non confondere con il meno qualificato “spiaggino”, trasportatore di lettini e non salvatore di vite umane. Ogni anno è sempre più difficile trovarli, un bel problema non averli schierati in postazione, sia in riva al mare che in piscina. Sono necessari al regolare svolgimento della balneazione, senza la Guardia Costiera, oltre a multare pesantemente il gestore, potrebbe perfino interdire l’accesso alla spiaggia o chiudere la piscina.

Uno ogni 120 metri di spiaggia, secondo il grido di allarme di alcune associazioni di categoria, ne mancherebbero 4mila oggi in Italia. Una cifra forse anche sottostimata perché veramente non se ne trovano più. Un paradosso perché in realtà i corsi, dal costo non superiore ai 400 euro, sono affollati e al termine i brevetti vengono rilasciati. Anche gli stipendi alla fine non sono proprio male, dai 1.500 ai 2.000 euro al mese, quasi tutti messi in regola. E allora dove finiscono tutti questi nuovi brevettati?

“La metà di loro non vuole lavorare tutta l’estate – spiega Antonio – il gestore di uno stabilimento di Fregene – sono sedicenni, il brevetto se lo prendono perché fa curriculum. Poi al massimo lavorano un mese e soprattutto fanno le sostituzioni. Cioè sostituiscono l’assistente bagnanti fisso nel giorno di riposo”.

Prendendo 70-80 euro al giorno, una paghetta che diventa stipendio se durante la settimana riescono a fare diverse sostituzioni.

“Il problema è che la stagione ormai dura troppo poco – spiega Domenico Putino, istruttore di assistenti bagnanti – al massimo quattro mesi, più spesso l’assunzione viene offerta per tre. Non si può più vivere facendo questa professione come nel passato. Allungando la stagione, come alcuni Comuni del litorale romano stanno provando a fare, allora la musica cambierebbe e il bagnino di salvataggio ritroverebbe il suo status e la possibilità di trasformarla in una professione”.