Hanno strappato la vita al figlio in un agguato premedi­tato e qualcuno ha cercato di infangarne la memoria vagheg­giando l’ipotesi che la sua fine potesse essere legata a un giro di soldi a strozzo. Invece no. Fabio i soldi non se li faceva prestare. Semmai li dava a chi tra i suoi amici se la passava male. Oppure faceva regali alla sua Simona, la fidan­zata con la quale stava da nove anni ed era andato a vivere, prima a Maccarese, poi da apri­le, a Marina di San Nicola. L’autopsia, condotta dal pe­rito prof Moriani de "La Sa­pienza" nominato dal pm Fin­to, alla presen­za del perito di parte dottor Sacchetti dell’universi­tà di Tor Ver­gata, ha fissa­to punti fermi sulle cause del­la morte del trentaquat-trenne opera­io, dipenden­te di una coo­perativa di pe­sca di Civita­vecchia. Lo­renzon ha ri­cevuto due-tré colpi sulla parte po­steriore della testa che hanno provocato la frattura delle ossa craniche: è morto per quelle lesioni e per la vasta emorragia che ne è conse­guita. Non presentava acqua nei polmoni, segno evidente che era già morto quando è stato inabissato nella sua Golf nel canale di via del Fianello. L’omicidio è certamente premeditato: sul corpo di Lo­renzon non ci sono altre lesioni, eccezion fatta per una piccola ferita frontale dovuta probabilmente al contraccolpo dell’au­to in caduta libera. Insomma, non c’è stata una collutazione. Né la morte è stata conseguen­za di una rapina: l’uomo aveva indosso il suo bracciale d’oro e la catenina con l’orologio. Chi ha colpito, lo ha fatto alle spalle di Fabio, usando un ferro dalla foggia triangolare, forse un pa­letto da recinzione.Si attende ancora l’analisi tossicologica e alcolemica per capire se l’omicida abbia prima stordito la sua vittima. In ogni caso, data la stazza di "Lupo", alto quasi 1,90 per 110 chili di peso, a caricarlo in macchina devono essere state almeno due persone robuste. Fabio al mo­mento del ritrovamento era ve­stito così come era uscito di casa: un bermuda, una magliet­ta e un paio di sandali infradito. Esclusa la pista passionale -«era molto affettuoso, sempre presente, pieno di attenzioni» ha confidato la fidanzata Simo­na ai carabinieri – l’ipotesi investigativa più accreditata re­sta quella di un delitto per dena­ro. «A maggio – racconta la mamma, Maria, assistita dagli avvocati Serena Antonella Gasperini e Guido Perrotta — gli ho dato una bella somma: non aveva bisogno di chiedere soldi a nessuno». Si tratterebbe di circa 30mila euro, dei quali,però, è rimasto ben poco sul suo deposito bancario. Le indagini hanno chiarito anche che dal bancomat i prelievi sono stati fatti solo da Lorenzon: un erro­re nella lettura dell’estratto con­to aveva indotto a considerare quell’evenienza. L’ultimo prelievo è avvenuto pochi minuti prima che Fabio sparisse. Il suo cellulare è diventato muto alle 11,20 del 24 settembre. (Il Messaggero – di GIULIO MANCINI)