Quel senso di falso progresso mostra le sue prime crepe. Quella voglia di trasformare una zona ancora autentica e per quanto possibile naturale per far posto ad una versione posticcia e artefatta di urbanizzazione dopo poco tempo si sta aprendo. Una ribellione forse della vecchia strada bianca sulla quale senza pudore architettonico e ingegneristico è stata poggiata.

Una spesa pubblica rilevante che prende la strada sbagliata, come spesso capita, che risponde a priorità urlate senza portare quel valore che dovrebbe portare e dopo poco mostra tutta la sua fragilità. Quella pista bianca oggi percorsa da un lato da automobilisti felici di poter correre senza freni e dall’altro da enormi trattori e camion che sembrano pesci fuor d’acqua non ha retto alla prova del tempo, qualche mese.

In un luogo che sarebbe stato perfetto dove fare una zona bella ciclabile di campagna, un punto di interesse naturalistico senza spendere soldi o quasi si è scelto di dedicare un prezioso budget ad una discutibile coperta di fragile cemento invece di magari fare fogne e collegamento al gas ancora mancante. E valorizzare quello che già c’era. Scelte sbagliate, idee sbagliate, priorità ribaltate e purtroppo irreversibili.

Andrea Guizzi