La donna non è destinata solo a commuovere, ora tra l’olimpo degli artisti comici c’è anche lei. E la comicità è stato il banco di prova di quanto abbia ottenuto in termini di libertà espressiva in un genere consacrato al maschile. L’arte del far ridere si è sviluppata nella donna quando ha raggiunto l’indipendenza economica, quando ha avuto un ruolo nella società, mentre prima era priva di quegli elementi creativi necessari a produrre umorismo. Era priva di storia. Per gli uomini è più facile suscitare il riso, è sufficiente vestirsi da donna, mentre le donne non vestono mai i panni dell’uomo per ottenere lo stesso risultato. Si mostrano più autoironiche. Sanno raccontare la verità, la vita di tutti i giorni. Racchiudono tanti aspetti che sono il materiale vivo per l’umorismo: mogli, madri, amanti, figlie, suocere… lei non gioca mai con la superficialità. Finalmente non sono gli altri a prendere in giro i suoi vizi o le sue virtù… Nella comicità cerca la propria realtà ed è l’inizio della comicità in rosa: la satira politica, la critica sociale fanno ridere e anche riflettere. Si diverte a imitare i tic, i gesti e i comportamenti degli intoccabili. Il cabaret come il burlesque le permettono di essere protagonista originale e coraggiosa, sicura e simpatica, esilarante che è diventata. Può mostrarsi nuda, sexy e intelligente. Porsi al centro dell’attenzione con leggerezza e creatività che è tutto il contrario della superficialità, stupidità, volgarità.