Non è assolutamente facile condurre un esercizio commerciale a prescindere dalla situazione economica in cui ci si trova a operare e che vede alti e bassi, a volte addirittura scoraggianti. L’ottimismo va a braccetto con la speranza di realizzare il  progetto che non sempre è dettato dalla necessità ma anche dalla passione. Sabina, Nadia e Adriana gestiscono La Veranda, nome che non ha soppiantato il precedente Bar Patrizi di storica memoria. Da 14 anni questo bar è diventato la “loro seconda casa” dice Sabina. Perché questa decisione? Domando. Sabina risponde con orgoglio dichiarando di aver fatto questo lavoro da quando aveva 16 anni. Ha iniziato  all’Albos come stagionale, partenza di tanti giovani di Fregene che si sono fatti le ossa da ragazzini. Non è da meno la sorella Nadia che “il profumo” del lavoro lo ha annusato anche lei precocemente: baby sitter, commessa… “Siamo nate al Cantiere”, dice con fierezza, oriunde doc quindi, esclusi i genitori: mamma Adriana ha origini napoletane, conosce Vivaldo di Rieti che sposa, poi si trasferiscono a Fregene.
Sono curiosa di sapere come se la cavano con il pubblico e soprattutto con quali giudizi dei clienti. Tre donne sono un bersaglio appetibile soprattutto quando da dipendenti diventano titolari. “Mi piace il contatto con il pubblico”, dichiara Sabina. Ma l’adrenalina viene fuori con la consapevolezza della responsabilità. “I fregenati mi hanno visto nascere conoscono la mia storia e io non voglio deluderli”. Quindi deduco che un po’ di paura c’è stata e forse, nonostante l’esperienza, sopravvive in un angoletto perché fare l’imprenditrice è ancora appannaggio degli uomini. Soprattutto nei contatti con i fornitori e i clienti. Il mondo maschile sembra resistere nel volere l’esclusiva di questo ruolo. Nadia ammette che ci è voluto fegato per farsi accettare. “All’inizio non abbiamo lavorato tranquille e non solo per le avances più o meno “cordiali, ma per la disistima nei confronti delle donne”. Che cosa non accetta il cliente? Chiedo. “La nostra prontezza nel controbattere alle richieste sciocche fatte ad arte per provocarci, soprattutto per affermare il loro ego. Non passiamo sopra alla maleducazione, alle battutacce, il rispetto prima di tutto”. Il discorso si fa interessante  e le clienti? Come si comportano? Chiedo con una punta di malizia. “La cliente è difficile da definire, per lei il bar non è solo un ritrovo ma anche il luogo delle confidenze in cui noi siamo coinvolte”, aggiunge Nadia, “dobbiamo ascoltare senza mettere bocca. Qui nascono amori, amicizie e anche il contrario”. Un pensiero personale sulle donne? “Sono ancora discriminate”, rispondono all’unisono, “però trovano la strada per andare avanti. La pazienza è l’arma per vincere ogni diffidenza e l’altra è la solidarietà tra donne”. Prima di lasciare la loro compagnia le sollecito a mandare un messaggio: “Fregene dovrebbe avere più slancio turistico, più iniziative e la crisi sarebbe già alle porte”. Intanto mamma Adriana dall’alto della sua esperienza di vita prepara gli aperitivi che si mangiano con gli occhi e andiamo avanti… con coraggio.

Delfina Ducci