Gabriel Garcia Marquez scrisse L’amore al tempo del colera una bellissima storia seppure sofferta e amara. In mezzo alla bufera dei sentimenti che sembrano non avere ascolto dalla vita e che mettono a dura prova la nostra resistenza e fiducia, si afferma la perseveranza nell’amore che vince contro ogni evidenza. Mai dare per scontato la sconfitta anche quando le circostanze danno l’impressione di non avere vie di uscita.

Il periodo che viviamo in questo momento inchioda ad un presente tragico dove il pessimismo vorrebbe indurci alla rassegnazione che taglia la strada alla speranza e al coraggio. Il presente è così come è e per trasformarlo dobbiamo far leva sull’ottimismo della volontà.

E spesso non sono le grandi storie a cambiare le situazioni. Né quelle dei grandi uomini e neppure quelle di un’umanità super scientifica e tecnologica. Noi donne e uomini siamo chiamati ad usare la nostra intelligenza che non ha mai mancato di sconfiggere grandi catastrofi cui è sempre seguito un rinnovamento della vita.

La quotidianità è difficile ma le storie di ognuno di noi, quelle del giorno dopo giorno che serpeggiano tra i banchi dei supermercati, quasi unico spazio deputato agli incontri rivelano una tenacia dura  a morire.

Le famiglie si sono unite ancora di più per fare fronte alle difficoltà. Le donne che hanno perso il lavoro sono tornate ad essere le madri di un tempo: risparmiatrici, brave a cucinare, a realizzare con grande inventiva cose che prima si compravano, forse anche con un consumismo esagerato. Ma non è un tornare indietro, non una rinuncia alle nostre conquiste.

Hanno accettato le privazioni e le hanno condivise con l’uomo più di prima. Sagge e forti. Attente con i figli per aiutarli a superare questo pesante isolamento. Si sono riappropriate di uno spazio che avevano dovuto delegare quando il lavoro fuori casa le ha costrette ad un tour de force tra famiglia e lavoro.

Impagabili nell’affrontare i disagi  rappresentati dalle disabilità, vecchiaia, malattia, dalle ristrettezze economiche… Le donne hanno sempre vinto perché hanno creduto nel futuro e ognuno di noi più di prima deve fare leva sulle proprie capacità, inventare cose di cui non abbiamo fatto ancora esperienza.

Dal buio alla luce: vorrei dedicare nei prossimi numeri del giornale una pagina alle storie delle donne del nostro territorio: racconti della quotidianità che insegnano a riflettere.

Ogni periodo storico ha avuto la sua grandezza e a volte a farla sono state le vicende vissute giorno dopo giorno. E non c’è grandezza diceva Tolstoj dove non ci sono semplicità, bontà e verità.

Entrare “nelle case” di ognuna di noi come sorella, madre, amica per scambiare  un’esperienza che può dirci come sia possibile sperare anche quando siamo sempre inquiete e piene di affanno.

Faremo come nelle favole….c’era una volta e…alla fine un incantesimo o un principe azzurro viene a salvarci da quel mostro che si chiama depressione.

La mascherina non fa mostrare più la bocca che sorride, ma il rossetto mettiamolo sempre.

Di colore rosso acceso che esprime bellezza, gioia e voglia di vivere. E se nel frattempo tali espressioni hanno subito la censura non per questo sono scomparse dal nostro dna. Sono in standby in attesa della primavera… Che verrà.

Delfina Ducci