C’è un clima da stadio in uno spareggio scudetto nell’auletta dei gruppi parlamentari della Camera. A prendere la parola è un signore olandese di 85 anni, Frits Bolkestein. «Le concessioni balneari sono beni e non servizi»: poche parole che scatenano gli applausi dell’insolita curva composta da parlamentari di centro-destra e titolari di stabilimenti balneari. Al nome di Bolkestein, commissario europeo per il Mercato interno nei primi anni duemila, è legato il nome della direttiva europea sui servizi entrata in vigore nel 2006 il cui recepimento in Italia, ancora oggi, è oggetto di blitz e promesse parlamentari.

La disputa giuridica senza fine
Bolkestein parla in un convegno organizzato da un’associazione di donne titolari di stabilimenti, Donnedamare, e da esponenti del centro-destra. Parlano tra gli altri Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, e Deborah Bergamini, ex vicepresidente della commissione Trasporti e Tlc, rieletta a Montecitorio. Fanno la loro comparsa anche il numero uno della Lega Matteo Salvini, in un tourbillon di selfie, e Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Bolkestein interviene per pochi minuti, confermando dal suo punto di vista – «magari importante politicamente ma non certo giuridicamente» dice – le tesi dei balneari: a loro la direttiva non dovrebbe applicarsi, quindi niente gare che rimetterebbero in discussione le concessioni. L’ex commissario cita una risposta data anni fa proprio «dal ministero dell’Economia e delle Finanze: le concessioni balneari sono beni e non servizi». Bastava questo per scaldare la sala e far ripromettere a Forza Italia e Lega di escludere i balneari dall’applicazione della direttiva in uno dei primi provvedimenti di un nuovo governo a guida centro-destra.

A rischio 30mila concessionari
«Non capisco come le concessioni possano essere considerate un servizio – dice l’ex commissario – Così si mettono a rischio 30mila concessionari che sono prevalentemente piccole e medie imprese. Anche se i concessionari aiutano un turista a trovare un servizio ciò non è rilevante perché conta il core business». Ovviamente Frits Bolkestein non ha più incarichi ufficiali. E la sua interpretazione va confrontata con decine di pareri e di pronunciamenti giuridici avvenuti in questi lunghi anni. Per la cronaca, nel luglio del 2016 una sentenza della Corte di giustizia Ue stabiliva che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri prorogate in modo automatico impediscono di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei potenziali candidati. Cosa che veniva considerata contraria alla direttiva.

La possibile convergenza tra centro-destra e M5S
Di certo, la giornata romana di Bolkestein è servita a dare morale alle associazioni di settore più battagliere e ai parlamentari pronti a presentare nuove proposte di legge. E non è certamente difficile immaginare un asse tra centro-destra e M5S contro una delle più “odiate” direttive, almeno nella forma in cui è stata recepita in Italia. Una direttiva simbolo di quella che ieri i balneari definivano un’«Europa matrigna». Il Movimento 5 Stelle ha apertamente sostenuto nei mesi scorsi la posizione degli ambulanti, un’altra categoria che cerca di dribblare le future gare per le concessioni. Il leader Luigi Di Maio, in un evento pubblico, si era spinto a preannunciare che l’uscita del commercio ambulante dall’applicazione della Bolkestein sarebbe stato uno dei primi atti se il Movimento fosse arrivato al governo. Ieri alcuni rappresentanti degli ambulanti erano presenti all’incontro, nel quale Frits Bolkestein ha comunque parlato esclusivamente delle concessioni balneari.

La partita del commercio ambulante
Gli ambulanti per ora ripartono dalla proroga inserita nell’ultima legge di bilancio con un emendamento presentato dal Partito democratico (contrario il ministro dello Sviluppo economico). Le concessioni sono state prorogate fino a tutto il 2020, dopo che già il decreto milleproroghe dello scorso anno prevedeva invece che le gare fossero avviate entro il 2018. Nella legge di bilancio è stata anche inserita una mini-deroga per le microimprese. In pratica le amministrazioni locali dovranno prevedere assegnazioni diverse dalla gara per gli ambulanti che, negli ultimi due anni, hanno utilizzato le concessioni come unica o prevalente fonte di reddito. L’obiettivo – secondo i proponenti della norma – sarebbe mettere effettivamente a gara solo le concessioni di chi ci ha costruito un business, speculando sull’affitto delle licenze.

di Carmine Fotina – Il Sole 24 ore