L’Osservatorio Gap approva tutti i piani regionali. Adesso la palla passa al Governo

Il 21 marzo scorso, i membri dell’Osservatorio Gap, guidati dal nuovo presidente Claudio d’Amario, si sono occupati di analizzare i piani regionali sul contrasto al gioco patologico, molti dei quali erano stati in precedenza “bocciati” o “rimandati” dall’Osservatorio stesso, e per i quali c’era tempo fino al 20 marzo per modificarli o presentarne di nuovi.

Ai piani di Basilicata, Umbria, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia era stato dato ‘parere positivo’. I piani di Abruzzo, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto, avevano ottenuto ‘parere positivo con osservazioni’. ‘Parere negativo’, invece, per i piani di Calabria e Campania.

Eccetto le regioni promosse, tutte le altre hanno ripresentato il piano, mentre Puglia, Lazio, Marche, Piemonte e Sicilia hanno chiesto di tenere un incontro con il ministero al fine di fare una controdeduzione e motivare il piano già presentato.

Nel nuovo incontro, tenutosi il 3 maggio scorso e istituito presso il ministero della Salute, l’Osservatorio ha esaminato ed approvato tutti i piani delle Regioni.

I quindici piani regionali sono stati approvati all’unanimità dall’Osservatorio, (fatta eccezione per il parere negativo del Codacons sui piani di Calabria, Veneto, Marche e Campania), che ha elogiato l’operato svolto dalle Regioni nel mettere a punto le criticità emerse, esortando, al contempo, ad un accompagnamento e monitoraggio più attento, soprattutto nei territori in cui sono emerse le maggiori criticità. Alle Regioni spetterà ora il compito di redigere le prime relazioni sugli interventi messi in atto, da sottoporre all’esame dell’Osservatorio nella riunione che si terrà il prossimo 20 giugno.

Mi sembra importante che l’Osservatorio, pur nella giusta valutazione dei piani, non si perda nella burocrazia e tenga presente la sofferenza delle persone e la necessità di avviare politiche di intervento. Alcune Regioni sono più organizzate, altre meno, altre hanno dei problemi specifici: non si può giudicare dall’alto di un elicottero ma bisogna saperle accompagnare. Abbiamo fatto un buon lavoro ed è stato un momento di condivisione“, ha sottolineato don Armando Zappolini, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), commentando il lavoro svolto dall’Osservatorio.

Il connubio Regioni-Osservatorio nella lotta al contrasto del gioco d’azzardo patologico ha come obiettivo ridurre in maniera drastica le condizioni per lo sviluppo della patologia, che negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale dei giovani tra le fila dei dipendenti. In particolare, le preoccupazioni sono rivolte al settore online meno avvezzo a controlli fisici. Come illustra un report sulle dipendenze pubblicato sul blog di Filippo Romano, “il giocatore d’azzardo online ha mediamente un’età compresa tra i 18 e i 25 anni, è uomo e con una formazione universitaria”. I giocatori appartenenti a questo target impiegano tra 1,5 e 2 anni per sviluppare la patologia. All’apparenza può sembrare un lungo periodo di tempo, ma in realtà non lo è, soprattutto se viene comparato con il periodo di latenza del gioco tradizionale, compreso tra i 6 e gli 8 anni.

Il prossimo passo per le istituzioni dovrebbe essere quello di intraprendere dei provvedimenti restrittivi anche nel settore online, segmento difficilmente controllabile a causa della diffusione esponenziale del gambling sulla Rete. Il governo Conte ha già pronta una bozza relativa ai Giochi, che faceva parte del contratto Lega-M5S, ma bisognerà attendere qualche mese per capire le conseguenze che l’approvazione del decreto Giochi avrà sul settore digitale e terrestre.