Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Civitavecchia, Viviana Petroccelli, che ieri ha deciso di non confermare il fermo di Giada Crescenzi, ma di applicare comunque la misura cautelare della custodia in carcere, nella pubblicazione dell’ordinanza delinea le motivazioni che hanno determinato la sua decisione.

Il Pubblico ministero, Eugenio Rubolino, aveva chiesto la conferma del fermo e la custodia in carcere. Sentite le parti e l’imputata, che ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, il giudice non ha accolto la richiesta della difesa degli arresti domiciliari. Giada è ora nella Casa Circondariale di Civitavecchia dove resterà a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La vicenda viene ripercorsa dal Giudice in base ai rapporti e alle testimonianze raccolte durante le indagini preliminari. Una ricostruzione dettagliata di tutto quello che è accaduto fin dalla sera precedente nella casa di Stefania Camboni. Il Gip alla fine ha ritenuto la testimonianza di Giada Crescenzi illogica e del tutto priva di adeguati riscontri, oltre che contraddetta dalle prime evidenze raccolte, ritenendo che esistano nei suoi confronti gravi indizi di colpevolezza per l’omicidio.

La parte più scottante sarebbe quella relativa al fatto che qualcuno ha provveduto a ripulire l’appartamento, sia della camera da letto della vittima, sia del resto della casa, compresa la camera da letto della Crescenzi, inscenando poi un maldestro tentativo di rapina.

Restano le illogicità riscontrate nelle dichiarazioni di Giada sulla ricostruzione cronologica dei fatti e sulle ricerche su Google al telefono, per metodi di avvelenamento e pulizia del sangue dal materasso. Poi forse il rilievo più pesante, dalle prime indagini investigative sembrerebbe che le pantofole della Crescenzi siano state pulite in maniera meticolosa anche sotto la suola.

Un quadro indiziario a fronte del quale è stata decisa a suo carico la custodia in carcere richiesta dal Pubblico Ministero, per evitare anche ogni suo contatto con l’esterno, escludendo la misura alternativa proposta dalla Difesa dell’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari.