Da 45 anni Paolo Previdi fa l’idraulico. Una tappa importante per una professione non semplice e in continua evoluzione. In tutto questo tempo è stato testimone di tanti cambiamenti nel territorio, con l’urbanizzazione sono state costruite tante ville celebri per le quali c’è sempre bisogno di un bravo idraulico per gli impianti e le manutenzioni.

Come è iniziato questo lavoro?

“Mio padre Giulio voleva che studiassi, lui era dipendente dell’azienda agricola Maccarese. Finita la terza media gli dissi che non volevo più continuare con la scuola. Lui replicò: ‘Allora decidi: o fai l’idraulico e vai con tuo cugino Sandro Fogli o altrimenti vai a fare l’elettricista con Guerino Zardetto’. E io sono andato con Sandro”.

Come è andata all’inizio?

“Mi è piaciuto subito. Era il 1977 e dovevo ancora compiere 14 anni. Ho iniziato come praticante, d’estate facevamo i pozzi nei giardini, gli impianti. Abbiamo lavorato per grandi personaggi come i Busiri Vici, Laura Biagiotti. Alla Busiriana, dove facevamo manutenzioni, mi è caduta una pietra sopra una mano, ho ancora la cicatrice. C’era la moglie di Andrea Busiri Vici, Assia Olsoufieff, che faceva dei ritratti molto belli, appesi ancora alle pareti del salone. Era sempre gentile con noi”,

Dopo la prima esperienza con Fogli quali le altre tappe?

“Sandro mi ha fatto crescere, poi sono stato un anno con Ferruccio Poggiali, i figli ancora non lavoravano. Dopo ho conosciuto Mario Palmieri, che è stato il mio maestro. Lavorava soprattutto a Roma ma aveva anche l’incarico di seguire il nuovo cantiere in via Porto Cervo a Fregene. Lo vidi lì davanti a quelle case e mi proposi, mi disse subito di sì. Da lì a pochi mesi ero diventato capocantiere, sia in via Porto Cervo che in via Portovenere, avevo 18 anni. A quel punto sono partito a fare il militare, al ritorno ho lavorato con lui per altri sei mesi e poi, a 22 anni, mi sono messo in proprio aprendo una mia attività”.

Com’era il lavoro in quegli anni?

“Era un periodo buono, c’era tanto da fare. A metà degli anni ’80 c’è stato un primo boom nelle costruzioni. Avevo la manutenzione di alcuni stabilimenti, come il San Marco di Angelina Balliana. Seguivo lavori in Vaticano, manutenzioni alla Cassa Nazionale del Notariato e ad altri enti pubblici. Sono arrivato ad avere sette dipendenti”.

Qual è stato il momento migliore?

“Fine anni ’90, soprattutto su Roma, dove avevo concentrato l’attività. Negli ultimi anni ho scelto una dimensione ridotta, lavoro prevalentemente da solo, al limite con dei collaboratori, anche per motivi fiscali. E ho iniziato a farmi conosce meglio nel nostro territorio, anche grazie a Qui Fregene. Con gli sconti in fattura stiamo andando molto bene, i clienti sono soprattutto privati, estate e inverno. Ho ancora clienti su Roma”.

Dopo 45 anni c’è ancora qualche progetto da realizzare?

“Impianti a pavimento, a bassa temperatura, pannelli solari, li propongo da tanto ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare, nuove frontiere da superare. È uno dei motivi per cui mi piace tanto questo lavoro. Non lo cambierei con nessun altro”.