Dal 1° ottobre è entrato in vigore il fermo biologico della pesca nel mar Tirreno, una misura che coinvolge i pescherecci del Compartimento marittimo di Roma, compresa la flotta di Fiumicino. L’interruzione temporanea obbligatoria, interessa in particolare l’attività di pesca esercitata con reti a strascico e resterà in vigore fino al 30 ottobre. Il fermo non riguarda la piccola pesca, che comprende le imbarcazioni sotto le 10 tonnellate con reti da posa.

La decisione è stata presa in recepimento delle normative europee e confermata tramite un decreto del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, con l’obiettivo principale di favorire il ripopolamento delle risorse marine sui fondali del Tirreno.

“Nonostante la sospensione – si legge nella nota di Coldiretti Pesca – sulle tavole non mancherà il pesce nazionale grazie al contributo della piccola pesca costiera, delle draghe, dell’acquacoltura e delle zone non soggette a fermo”.

Per Coldiretti Pesca, è fondamentale leggere con attenzione le etichette al banco e privilegiare il pescato italiano, spesso nascosto dietro sigle poco comprensibili come “Fao 37” al posto della semplice dicitura “Italia”.

Un altro strumento utile per riconoscere il pesce italiano è seguire la stagionalità. In questo periodo i mari italiani offrono alici, sarde, sgombri, sugarelli, ricciole, cefali, triglie di fango e di scoglio, gallinelle, scorfani, seppie, calamari e polpi. Al contrario, specie come merluzzi, naselli, sogliole e rombi sono meno presenti e più facilmente importate.

“Seguire etichette e stagionalità – evidenzia Coldiretti Pesca – significa valorizzare il pescato nazionale, sostenere la filiera italiana, tutelare la biodiversità marina e contribuire a un consumo più consapevole. Negli ultimi quarant’anni, la dipendenza dall’importazione è cresciuta in modo esponenziale passando dal 30% al 90% del consumo complessivo, in particolare lo scorso anno sono arrivati in Italia circa 840 milioni di chili di pesce straniero, a fronte di una produzione interna che si aggira intorno ai 130 milioni di chili”.

Nel frattempo dal 1° ottobre è terminato il fermo pesca per i molluschi bivalvi, stabilito per consentire la riproduzione e il ripopolamento delle specie, come vongole, cannolicchi e fasolari, ora ritornati nuovamente sulle tavole.