Servirà aspettare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto contenente le misure urgenti per la stabilità finanziaria per conoscere esattamente il contenuto e l’effettiva entrata in vigore del provvedimento, ma se le anticipazioni saranno confermate il taglio sarà drastico. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, entro il 30 aprile 2012 la Regione dovrà trasferire tutte le funzioni ai comuni e approvare una legge che regolamenti l’elezione dei nuovi organi,i  consiglieri scenderanno da 45 a un massimo di 10, il presidente non verrà più votato dai cittadini bensì dai membri dell’assemblea. Le nuove Province avranno solo funzioni di indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei comuni, tutte le altre (dalla formazione all’edilizia scolastica, dall’ambiente alla manutenzione delle strade) dovranno essere trasferite dalle regioni ai comuni entro il 30 aprile 2012, cioè nell’arco dei prossimi 5 mesi, altrimenti sarà lo Stato a intervenire: data entro la quale, sempre con legge regionale, si dovranno anche stabilire le modalità di elezione delle “nuove” province. Infuriata la governatrice Polverini: “Non so come finirà, ma penso che tanti rappresentanti eletti dal popolo non possano essere cancellati per decreto”. Ragion per cui a breve incontrerà i “suoi” cinque presidenti: “Io ho sempre creduto nel loro ruolo. Senza le province tante cose, come il patto regionalizzato, non avrei potuto farle. Dobbiamo fare chiarezza quando parliamo ai cittadini: ci sono i costi della politica e quelli della democrazia, a cui non si può rinunciare”. Sul piede di guerra anche Nicola Zingaretti: “Hanno prevalso la demagogia e l’antipolitica, da dare in pasto all’opinione pubblica per distrarre l’attenzione da ben altri provvedimenti”, ha tuonato il presidente di Roma, contestato all’assemblea dell’Upi da un piccolo gruppo di partecipanti. “Le province sono quelle che più si sono impegnate per ridurre la spesa pubblica e lo hanno fatto in silenzio, e chi oggi le guida lo fa perché è stato votato da milioni di italiani. Quel che frena l’Italia, e che costa, sono semmai gli enti di secondo livello nominati dalla politica, spesso dalla cattiva politica, che nessuno vuol mai toccare: consorzi, autorità, università agrarie”. Da qui la proposta: “Vengano assorbiti nelle competenze degli organi eletti dal popolo”.