Passando sopra a 1500 ettari di campagna coltivata, aziende agricole, decine di casali abitati, piccole imprese artigiane, strade bianche e vie d’acqua comprese nel parco del litorale romano, polmone verde per Roma". La denuncia è del ‘comitato Fuoripista’ organizzato dagli abitanti della zona che già da mesi segue la vicenda e che è riuscito ad ottenere dall’Enac, in applicazione della legge sulla trasparenza, quel che comune e Regione gli avevano fin qui rifiutato: una mappa che porta la data luglio 2008 ed è titolata ‘piano di sviluppo aeroportuale 2008-2020’.
Sulla lunga tavolata di legno dell’azienda agricola biologica Cara Madre, dove il comitato si riunisce, sono stese le grandi mappe verdi dell’area sulle quali un cartoncino realisticamente grigio disegna nuove piste d’atterraggio, viabilità interna, edifici di servizio, una nuova aerostazione.
Sono le carte presentate dalla società Aeroporti di Roma all’Enac, ente governativo che regola tutto ciò che concerne l’aviazione civile. Sarà l’Enac, spiega l’ingegner Mattiuzzo, uno dei componenti del comitato, a fare gli espropri e, dice, a quanto ci hanno spiegato, se si deciderà per l’urgenza, non sarà necessario fare modifiche al piano territoriale paesaggistico regionale, nè valutazione d’impatto ambientale.
Chi vive e lavora qui, non potrà far altro che andarsene, accettando il prezzo offerto per casa, terra, azienda, oppure rivolgersi alla giustizia civile, aspettandone i tempi lunghi per ottenere un prezzo più equo per ciò che nel frattempo dovrà comunque abbandonare.
"Il problema non è solo per chi sarà espropriato -osserva qualcun’altro tra le decine di persone riunite nel comitato-, tutta Fregene, Torre in Pietra, Aranova, fino a Palidoro, saranno stravolte dall’inquinamento dell’aria e dal rumore".
"Ma perchè occorre fare altre due piste se Fiumicino ne ha già tre, più di quante ne abbiano altri aeroporti europei che hanno un traffico maggiore del nostro?" chiede qualcun’altro.
Il comitato Fuoripista stila un comunicato per denunciare "il progetto di nuova e devastante cementificazione", "lo stravolgimento del territorio e dell’ambiente", "il disinteresse delle forze politiche il cui modello di sviluppo evidentemente corrisponde alla visione politica dei costruttori ben più che alla salute dell’ambiente e delle persone".
"In tutta questa vicenda nessuno sembra voler vedere l’esistenza di un chiaro conflitto d’interesse che vede aziende che sono di proprietà o fanno capo al gruppo Benetton presenti nell’ex Alitalia, oggi Cai, negli Aeroporti di Roma e nell’azienda Maccarese spa", conclude il comunicato.
"Mio padre è venuto qui dal veneto, poverissimo, a bonificare queste terre -dice Giorgio-. Io ed i miei fratelli siamo nati e cresciuti qui, grazie alla fatica dei nostri genitori abbiamo studiato, siamo riusciti a crearci un’attività…e oggi arriva Benetton, un veneto anche lui, che ci ributta nella miseria e riporta questa terra peggio che quando era una palude". (La Repubblica, 11 luglio 2009)