I pazienti che si rivolgono a lui spesso sperano. Altre pregano. In certi casi, si curano e guariscono. Non sempre, quando si ha a che fare con malattie come il cancro, le cose però vanno a finire così. Negli ultimi mesi il nome di questo medico si è legato a una storia che dall’ospedale di Ostia è rimbalzata nelle cronache dei quotidiani nazionali e in programmi televisivi come le Iene. Per capire di cosa si tratta è necessario fare un salto indietro nel tempo al settembre 2009, quando il professor Giovanni Battista Speranza per la prima volta sentì parlare di Escozul. Un preparato conosciuto solo a Cuba e ottenuto dal veleno di scorpione. “Una paziente affetta da neoplasia della mammella sinistra, di circa 2,5 centimetri di diametro, bioptizzata ma non operata per una importante  diffusione metastatica ossea e linfonodale, mi ha chiesto di curarla – racconta Speranza – ha  iniziato il trattamento classico con acido zoledronico più un inibitore dell’aromatasi. Il quadro clinico progressivamente è migliorato, scomparsa dei dolori ossei e lieve riduzione della massa neoplastica, fino alla sua scomparsa da un punto di vista ecografico. A novembre la paziente mi ha confessato che indipendentemente dalla cura che avevo prescritto, aveva autonomamente e  parallelamente iniziato un’altra cura, con un farmaco denominato “Escozul” che fino a quel periodo per il sottoscritto era una cosa sconosciuta. Come penso per la maggior parte degli oncologi italiani”. L’oncologo ha così scoperto che altri cinque dei suoi pazienti avevano fatto lo stesso percorso. “Ho ritenuto quindi doveroso – riprende – cercare di capire l’efficacia, eventuali interazioni con la terapia in corso e ed effetti collaterali. Ho scoperto che l’Escozul non è un nuovo preparato, la sua storia risale a circa  30 anni fa, quando Cuba era completamente isolata, sia per il tipo di governo che per l’embargo americano. Nell’isolamento quasi completo i cubani hanno tratto le loro risorse da quello che la terra offriva ed hanno così sviluppato tutta una medicina con principi attivi naturali. È così che qualcuno scoprì che il veleno dello scorpione aveva effetti analgesici ed antinfiammatori. Il passo successivo è stato breve: quali sono i pazienti che hanno un grande bisogno di farmaci analgesici e di anti infiammatori? Sono i pazienti oncologici, soprattutto nelle fasi più avanzata della malattia”. L’oncologo di Ostia non si è sottratto alle domande dei giornalisti mentre altri colleghi, invece, ne prendevano le distanze. “Quando mi è stato chiesto – spiega – ho raccontato quello che mi ero capitato. Nulla di più e nulla di meno. Fermo restando che è necessario precisare che si sta parlando di un preparato sconosciuto per il nostro paese e che quindi non può essere somministrato negli ospedali, dai medici tutti, mi sono incuriosito nella stessa maniera in cui si sono incuriositi i familiari dei miei pazienti e come loro ho fatto le mie ricerche su internet”. Poi riprende: “Allo stato attuale le mie riflessioni sull’Escozul sono favorevoli, considerato che al momento sei pazienti che seguo lo stanno assumendo e stanno bene, è una  terapia aggiunta e che va a integrare e potenziare le normali misure adottate per contrastare i tumori ma non in sostituzione della terapia classica che è l’unica praticata da noi medici all’interno delle strutture ospedaliere compreso il Grassi dove non si consiglia e non si somministra l’Escozul”. La curiosità alimentatasi intorno all’Escozul è molta. Ci sono famiglie che da mesi partono dal litorale, imbarcandosi all’aeroporto Leonardo da Vinci per raggiungere Cuba. Li chiamano “Viaggi della Speranza”. Anche se fra i colleghi che lavorano nel Day Hospital di Ostia c’è pure chi è contrario al solo fatto di parlarne temendo che il polvere sollevatosi intorno all’argomento possa alimentare false illusioni. “Non sappiamo a cosa ci porterà questa storia – afferma Giovanni Battista Speranza – fino a quando non si farà chiarezza scientifica non sapremo se l’Escozul produce realmente benefici, se provoca effetti collaterali o altro. Di sicuro, temendo che qualcuno possa approfittarne per speculare, voglio mettere in guardia i malati e i loro cari. L’Escozul non si compra, non si ordina e non si spedisce. Questo preparato in Italia non lo conosciamo e non viene distribuito, nè al Grassi nè in altri ospedali. Chi se l’è procurato è andato di persona a Cuba dove la Labiofam lo fornisce gratuitamente. Non si devono mai interrompere le cure tradizionali e mai si deve nascondere qualsiasi tipo di iniziativa, compresa quella di una eventuale somministrazione dell’Escozul, all’oncologo curante. C’è da augurarsi è che si faccia al più presto chiarezza scientifica sull’argomento”. (Mirella Regazzoni)