di Camilla Mozzetti – Il Messaggero

È stata uccisa con 34 coltellate, inferte in varie parti del corpo. Ma quelle mortali, perché hanno toccato il cuore e la gola, sarebbero state quattro. È questo il primo esito dell’autopsia condotta sul corpo di Stefania Camboni, la 58enne uccisa mentre dormiva nella sua villetta di Fregene, in via Agropoli. Fra 90 giorni si conosceranno gli esiti degli esami tossicologici e i risultati di altri accertamenti per capire, ad esempio, se la donna sia stata sedata o drogata prima del delitto. Quest’ipotesi, tuttavia, potrebbe non trovare conforto: l’omicidio, per il quale al momento è in stato di fermo la fidanzata di uno dei due figli della donna, è stato consumato con un coltello da cucina, appuntito e di uno spessore non inferiore ai quattro centimetri. I colpi sono profondi e inferti in varie parti, compreso il volto e la testa.

Domani, l’indagata Giada Crescenzi, 31 anni, affronterà l’interrogatorio di convalida e il suo legale, l’avvocato Anna Maria Anselmi, ha detto che risponderà come ha fatto finora, dichiarandosi estranea al delitto.

LA RICOSTRUZIONE
Secondo la difesa, la 31enne, dopo aver cenato con la Camboni e salutato il figlio, uscito intorno alle 23 per andare a lavoro, è andata in camera, prendendo delle pasticche che l’aiutassero a dormire e infilando i tappi nelle orecchie com’era solita fare. È stata poi svegliata dal compagno, rientrato intorno alle sei del mattino con i cornetti per la colazione che vedendo la casa a soqquadro e il cancelletto aperto le ha chiesto dove fosse la madre. La donna è stata trovata nel suo letto, con un cuscino sul volto, coperta dalle lenzuola. Una dinamica questa che mal si presterebbe con una tentata rapina o furto finito male. Anche perché la vittima non si è difesa in alcun modo. In merito alle ricerche sul cellulare svolte dalla Crescenzi, la 31enne avrebbe cercato come smacchiare un letto sporco di sangue e lo avrebbe giustificato perché costretta dal ciclo mestruale come poi è stato accertato. In merito all’altra ricerca, invece, su come avvelenare una persona la donna riferisce il suo avvocato cercava come avvelenare le piante ma inserendo il verbo nel motore di ricerca le sarebbe comparsa la parola “persona” come prima opzione. Quale che sia la sua posizione, la donna al momento è l’unica indagata. Il tipo di ferite inferte alla vittima e la profondità sarebbero compatibili tanto con una “mano maschile” quanto con una femminile.

LA FAMIGLIA
I figli della Camboni e la sorella sono sconvolti, per l’avvocato di parte civile, Massimiliano Gabrielli, il quadro indiziario già al momento delineato dai carabinieri e dalla procura di Civitavecchia sarebbe abbastanza chiaro. La coppia di fidanzati da circa un mese abitava con la Camboni la quale si era offerta di ospitarli temporaneamente dopo che avevano perso per un raggiro la caparra data per l’affitto di un appartamento a Fiumicino. Ma entrambi continuavano a cercare una sistemazione. Dunque la convivenza sarebbe stata momentanea. In merito alle discussioni fra le due donne, non ci sono prove evidenti che possano raccontare e cristallizzare un contrasto acceso.

L’IPOTESI DISCUSSIONE
Un’ipotesi che dovrà tuttavia essere confermata o smentita, è se le due donne abbiano avuto una discussione, magari molto accesa, la sera del delitto quando il figlio della vittima era già uscito di casa per andare a lavoro. Qualcosa di molto grave che potrebbe aver scatenato l’aggressione, anche se la difesa della Crescenzi puntualizza come le uniche discussioni avvenute nelle settimane precedenti fossero relative alla gestione ordinaria della spesa. La 31enne potrebbe poi essere uscita, aver preso l’auto della vittima per disfarsi dell’arma del delitto, che non è stata trovata, del cellulare della Camboni e degli abiti che indossava laddove fosse stata lei a ucciderla, inscenando poi una tentata rapina e abbandonando infine l’auto a 200 metri da casa.

Utili per gli inquirenti saranno anche le immagini di videosorveglianza di due attività commerciali che ci sono su via Agropoli e che, acquisite solo in una fase successiva, riprendono la strada. Si vedrà dunque se a un determinato orario l’auto della vittima sia passata transitata in una direzione oppure no. Sulla porta dell’abitazione non c’erano segni di effrazione.