Questa l’intenzione del governo manifestata nell’incontro di Palazzo Chigi, dove erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, il presidente dell’Enac, Vito Riggio e il direttore generale Alessio Quaranta, l’amministratore delegato di Alitalia, Rocco Sabelli e il presidente Roberto Colaninno e, infine, il top management di Adr, con il presidente Fabrizio Palenzona e l’ad Giulio Maleci. “Letta – riferiscono fonti vicine all’Enac – vuole chiudere entro 15 giorni. È stata sottolineata l’urgenza di chiudere il contratto tenendo presente la specificità di Adr che è una società grande, privata e con un debito significativo che deve fare un piano di investimenti per adeguare lo scalo di Fiumicino: servono perciò un sacco di soldi e Adr chiede condizioni certe nella convenzione per reperire risorse. Speriamo di poter concludere con la regia diretta di palazzo Chigi entro 15 giorni”. Per l’Enac, aggiungono le fonti, “il piano tariffario è ultimativo, prevede incrementi compresi tra 7 e 8 euro a passeggero. Su questo ci devono rispondere. Questi aumenti remunerano gli investimenti fatti e i mancati adeguamenti degli anni passati. Inoltre finanziano investimenti per 1,1-1,2 miliardi per il 2011-2015. Poi ci presenteranno il Masterplan 2012-2044 che prevede 12,5 miliardi di investimenti che saranno finanziati da futuri adeguamenti tariffari”. Per quanto riguarda la parte tecnica, cioè le infrastrutture, e quella economica, ribadiscono le fonti, “per noi è chiusa, non si discute: Adr deve solo darci una risposta. Gli incontri a livello tecnico proseguiranno nei prossimi giorni per chiudere la parte relativa alla convenzione sulla quale la competenza è del ministero dell’Economia. Se si raggiunge l’accordo contiamo di approvare il contratto di programma entro giugno così come previsto dal nostro calendario”. Corsi e ricorsi storici, il copione è sempre quello, come per la società Autostrade, allora il ministro delle Infrastrutture era Di Pietro, l’aumento delle tariffe viene ritenuto prioritario per realizzare futuri investimenti. Naturalmente i protagonisti privati sono sempre i Benetton che detengono le quote di maggioranza di entrambe le concessionarie. Ma il refrain è  lo stesso, il costo degli investimenti per “le moderne infrastrutture”, sia aeroportuali che autostradali, lo pagano sempre i cittadini. Anche se sarebbe interessante andare a vedere cosa è successo alla rete autostradale, dopo gli aumenti, gli investimenti sono stati fatti?