E poi non ha neanche piovuto!

Che spettacolo! Tutto un popolo di Dio in assemblea orante per la festa di San Gabriele dell’Addolorata, patrono di Fregene nord con chiesa dedicata al Villaggio dei Pescatori.

“Che atmosfera e che emozione,

giuro  non per vanto,

portare a spalla la statua del Santo!

E gli occhi squadrano tutte le zone’”. . .

Ecco che usciti dalla chiesa, dopo la messa celebrata dal bravo e inclusivo don Giuseppe Curtò, al quale piace condividere con confratelli e collaboratori, straordinari e non, ogni onore e gioia, al curvone dell’ingresso, in largo Ennio Flajano, comincia il nostro piccolo viaggio sotto il catafalco con l’immagine del giovane santo.

Lo stradone illuminato passa vicino al parcheggione e alla pinetina del Villaggio portando un messaggio poco consueto a queste latitudini di un movimento verso l’altro, spiritualmente straordinario, a stanare i più riottosi dalle zone confortevoli delle proprie abitazioni.

Ci sono molti bambini, col loro andirivieni neanche tropo rumorosi e poi suore, religiosi e laici uniti in preghiera per le tante intenzioni espresse durante il tragitto.

Verso la fine della strada, verso la foce dell’Arrone, il buio fitto sa tanto di abisso che dobbiamo sempre cercare di esorcizzare.

Curva e controcurva e più che la schiena sembra far male il collo e la spalla oltre all’anca per una postura non corretta

E daje col Brufen . . .

Il ritorno sembra sempre più corto!

Beh, forse perché abbiamo alzato un po’ troppo il ritmo. Tanto che i canti diffusi dagli altoparlanti sembrano voci in lontananza e il gruppo sembra un po’ arrancare.

Si rallenta e siamo già alla Scialuppa, che stavolta sa tanto di salvataggio visto che ora la fatica si fa sentire.

I bambini sembrano ricordarci la fortuna, affatto scontata, di vivere in una parte di mondo dove possono crescere liberi e senza che manchi loro più che l’essenziale.

Rientriamo in parrocchia, la casa di San Gabriele a Fregene, voluta tenacemente da don Lino Mendini una cinquantina di anni fa.

Resta addosso la soddisfazione di esserci sentiti parte di una comunità che, se stimolata, esprime un’unità spirituale e solidale fuori dal comune.

E la sensazione di aver passato un paio di ore senza pensare ai problemi che ci attanagliano tutti i giorni.

E pensare che doveva piovere . . .

Faccio un giro con la macchina per scaricare un po’ di adrenalina, mi tolgo il giaccone con lo stemma della mia amata Unitalsi, penso a Vincenzo e che sono  passati otto anni dalla sua scomparsa, ma sembra un secolo tanto è cambiato il mondo. Poi torno a casa.

di Lorenzo D’Angelantonio