La paura di denunciare la violenza subita è dovuta dalla consapevolezza di non avere protezione nè ascolto. Ne consegue che il finale è scontato: la morte della poveretta di turno. Con faciloneria si asserisce che noi non avremmo accettato neanche lo schiaffo occasionale del marito, compagno, fidanzato alle prese con i nervosismi della giornata. I giudizi salomonici vengono smentiti dal contesto in cui si consuma la prepotenza. L’essere innamorata del partner, la dipendenza economica, la presenza dei figli, il senso del fallimento personale per non essere riuscita a cambiare la bestia in tenero agnellino, rendono la situazione più complicata e pericolosa di quanto già lo sia. Darò un nome inventato per raccontare la tristissima storia di una donna di Fregene, magari ce ne sono altre ma io ho ricevuto da lei, Sara, questo sfogo sul suo inferno quotidiano con l’uomo che le stava accanto, il padre dei suoi figli. Sara, bella fisicamente, occhi grandi che denotano una gran voglia di vivere, gioiosa e allegra. Ho passeggiato con lei qualche volta in via Castellamare: la salutavano con grande slancio, specialmente gli uomini. Tutti suoi ammiratori, le dicevo scherzosamente. Purtroppo la bellezza in una donna non è sempre un vantaggio: in genere viene abbinata alla stupidità e disponibilità…. Quanto di più aberrante vi possa essere. Il marito di Sara è geloso, soprattutto quando lei si riappropria di un lavoro che aveva perso qui in zona. Mentre lui perde il suo. Scatta il meccanismo della sopraffazione. L’uomo si sente privato di quella forza e autorevolezza su cui fondava la sua esistenza di maschio. La moglie che teneva al guinzaglio come proprietà privata è diventata l’ usurpatrice. Di fronte ai figli la picchia selvaggiamente, il messaggio è chiaro: il padrone sono sempre io. I bambini sono piccoli, terrorizzati dal padre, diventato feroce e crudele e la madre debole che non reagisce a tanta spietatezza. Non è più il simbolo di protezione che i figli a lei associano. Interventi frequenti dei carabinieri, avvocati, cambio di serrature… lui sotto casa ad aspettare che l’uscio si apra. Si introduce di forza, di nuovo la picchia di fronte ai figli, le rompe le costole, lei sanguina a terra, i figli gridano, lui lascia la scena soddisfatto. Ormai è Rambo, simbolo di invincibilità. Il film si ripete quasi tutti i giorni. Lei spera di morire, i figli pretendono che viva per non essere le prossime vittime. L’ho rivista poco tempo fa. Mi ha detto di aver ottenuto la separazione, di aver trovato un nuovo compagno. I figli sono dallo psicologo a disegnare lupi che sbranano Cappuccetto rosso con i capelli biondi, lunghi, gli occhi azzurri, la sigaretta tra le labbra…. Uguale a sua madre. Sara deve far tesoro della sua esperienza. Tanto sadismo non è il risultato di un momentaneo sconforto. Queste reazioni spropositate ad una difficoltà della vita sottintendono dinamiche mentali patologiche e pretendere di guarirle con la pazienza e l’abnegazione senza l’aiuto di persone specializzate espone noi donne a rischi inevitabili. Se Sara mi legge e si riconosce in questa storia le voglio assicurare che le donne di Fregene sono tutte dalla sua parte. Siamo felici di constatare che questa volta il morto non c’ è scappato.

Delfina