La vitiligine è una malattia a carico della cute che si manifesta con un’alterazione della pigmentazione cutanea, che comporta lo sviluppo di macchie acromiche o ipocromiche di varia grandezza sulla cute. La vitiligine può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, determinando una forte insicurezza sociale e relazionale, per cui può rivelarsi necessario un supporto psicologico.

La patogenesi della vitiligine è ancora oggetto di studio, ma tra le cause maggiormente accreditate vi è quella autoimmune: una risposta abnorme del sistema immunitario in reazione ai melanociti, le cellule che producono melanina, il pigmento responsabile del colore della pelle. La perdita di melanina alla base della vitiligine è provocata dall’inattivazione o dalla distruzione dei melanociti per una risposta i autoimmune, con conseguente comparsa di chiazze ipopigmentate sulla pelle.

L’aspetto delle chiazze é facilmente riconoscibile: l’area centrale, infatti, risulta più chiara del resto della cute, tendente al bianco, e i bordi delle chiazze possono essere i frastagliati o lisci. La cute dell’area circostante le chiazze può essere inoltre iperpigmentata.

La forma di vitiligine più comune (90% circa dei casi) è quella definita non segmentale caratterizzata da chiazze simmetriche su entrambi i lati del corpo e che tendono a progredire. Si manifesta la maggior parte delle volte su occhi, bocca, gomiti, braccia, mani, genitali, ginocchia e piedi. La seconda forma, invece, quella segmentale, più comune nei bambini, si sviluppa su un solo lato del corpo e generalmente non è progressiva. Anche uno scolorimento di capelli, sopracciglia, ciglia e barba in soggetti giovani, così come delle mucose di naso e bocca, o alterazione del colore della retina, può indicare la presenza di vitiligine. Esistono fattori genetici alla base della vitiligine e la familiarità figura tra le possibili cause della malattia.

La predisposizione alle patologie autoimmuni, come diabete di tipo 1o tiroidite autoimmune, infatti, è considerata uno dei fattori di rischio della vitiligine. Tra gli altri fattori di rischio della malattia si annovera quello metabolico: disturbi metabolici come quelli delle ghiandole endocrine, favoriscono infatti la perdita di melanina. Anche stress psicofisico, traumi della cute come ferite o tagli e danni provocati dalle scottature solari possono favorire lo sviluppo della vitiligine.

Le cure, quando la malattia si manifesta in forma lieve, prevedono l’uso di farmaci corticosteroidi topici, con analoghi della vitamina D, come il calcipotriolo, o inibitori topici della calcineurina come il Pimecrolimus e Tacrolimus. Nelle forme severe spesso lo specialista prescrive il ricorso alla fototerapia o a una terapia farmacologica con immunosoppressori, utili a pigmentare le aree della cute interessate dalle chiazze. Si tratta tuttavia di trattamenti non risolutivi, che non interrompono la progressione della patologia. Solo in casi specifici, valutati dallo specialista in base al quadro clinico, è possibile eseguire la depigmentazione della cute sana, un tipo di intervento a cui si ricorre in genere per uniformare il colorito quando la vitiligine è presente sulla maggior parte del corpo. Quando non è eccessivamente estesa, il trattamento della vitiligine da un punto di vista estetico, si limita infine alla copertura delle aree della pelle interessate con fondotinta cosmetici indicati dallo specialista dermatologo.

Nel 2024 è stato approvato il primo (e finora unico) trattamento specifico per la vitiligine non segmentale: si tratta di Ruxolitinib, una terapia formulata in crema per uso esterno che agisce direttamente sul meccanismo alla base della terapia, promuovendo la  ripigmentazione. Questo farmaco è approvato in adulti e adolescenti dai 12 anni in su, con vitiligine non segmentale che interessi dal 3% al 10% della superficie cutanea, con il coinvolgimento del viso. Si tratta di una terapia che ha mostrato grande efficacia clinica negli studi registrati, con un tasso minimo di eventi avversi, che sono stati comunque di lieve entità.  Ruxolitinib crema va applicato due volte al giorno, a distanza di almeno otto ore tra un’applicazione e l’altra, sulle chiazze ipopigmentate sia del viso sia del corpo.

Sono inoltre attualmente in sperimentazione farmaci specifici in compresse per pazienti con un coinvolgimento corporeo più ampio (oltre 10%) al momento disponibili solo all’interno di studi clinici.

A cura di Farmacie Comunali