Venerdì 25 gennaio, per la rassegna cinematografica dal titolo “Freschi e stagionati”, l’associazione culturale “L’Albero” di Maccarese ha programmato la proiezione del film “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani.
Alla fine del film “si spizzica si brinda”, per cui chi lo desidera può portare qualcosa da mangiare o da bere.
Si raccomanda la massima puntualità: alle 21.00 inizierà la proiezione.
Sede: Casa della Partecipazione (via del Buttero, Maccarese).
Info: 339-4539950

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SCHEDA DEL FILM

Nel teatro all’interno del carcere romano di Rebibbia si conclude la rappresentazione del “Giulio Cesare” di Shakespeare. I detenuti/attori fanno rientro nelle loro celle. Sei mesi prima: il direttore del carcere espone il progetto teatrale dell’anno ai detenuti che intendono partecipare. Seguono i provini nel corso dei quali si chiede ad ogni aspirante attore di declinare le proprie generalità con due modalità emotive diverse. Completata la selezione si procede con l’assegnazione dei ruoli chiedendo ad ognuno di imparare la parte nel proprio dialetto di origine. Progressivamente il “Giulio Cesare” shakesperiano prende corpo.
I fratelli Taviani erano certamente consapevoli delle numerose testimonianze, in gran parte documentaristiche, che anche in Italia hanno mostrato a chi non ha mai messo piede in un carcere come il teatro rappresenti un strumento principe per il percorso di reinserimento del detenuto. Quando poi si pensa a una fusione di fiction e documentario la mente va al piuttosto recente e sicuramente riuscito film di Davide Ferrario Tutta colpa di Giuda. I Taviani scelgono la strada del work in progress utilizzando coraggiosamente l’ormai antinaturalistico (e televisivamente poco gradito) bianco e nero. L’originalità della loro ricerca sta nella cifra quasi pirandelliana con la quale cercano la verità nella finzione. Questi uomini che mettono la loro faccia e anche la loro fedina penale (sovrascritta sullo schermo) in pubblico si ritrovano, inizialmente in modo inconsapevole, a cercare e infine a trovare se stessi nelle parole del bardo divenute loro più vicine grazie all’uso dell’espressione dialettale. Frasi scritte centinaia di anni fa incidono sul presente nel modo che Jan Kott attribuiva loro nel saggio del 1964 dal titolo “Shakespeare nostro contemporaneo”. Ogni detenuto ‘sente’ e dice le battute come se sgorgassero dal suo intimo così che (ad esempio) Giovanni Arcuri è se stesso e Cesare al contempo e la presenza del regista Cavalli e dell’ex detenuto e ora attore Striano nel ruolo di Bruto non stonano nel contesto.

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REGISTI

Vittorio e Paolo Taviani, registi cinematografici italiani (Vittorio, San Miniato 1929 – Roma 2018; Paolo, n. ivi 1931). Dopo aver collaborato con V. Orsini soprattutto come documentaristi, sceneggiatori e registi di lungometraggi (Un uomo da bruciare, 1962; I fuorilegge del matrimonio, 1963), nel 1967 iniziarono un’attività autonoma, dirigendo, sempre insieme, I sovversivi. Coerenti interpreti di un cinema civilmente impegnato, nella seconda fase della loro carriera, pur continuando a rappresentare la necessità e il rimpianto dell’utopia, si sono dedicati soprattutto alla rievocazione del passato e alla trascrizione filmica di opere letterarie; ricordiamo: Sotto il segno dello Scorpione (1969); San Michele aveva un gallo … (1971); Allonsanfàn (1974); Padre padrone (1977); La notte di San Lorenzo (1982); Kaos (1984); Fiorile (1993); Le affinità elettive (1996); Tu ridi (1998). Del 2007 è La masseria delle allodole, che racconta il genocidio del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, mentre nel 2012 i due registi hanno diretto Cesare deve morire, dramma carcerario ambientato a Rebibbia che nello stesso anno è stato insignito dell’Orso d’oro al Festival di Berlino ed è valso ai T. i due maggiori premi ai David di Donatello, quelli di miglior film e di migliore regista. Nel 2015 sono tornati alla regia con Maraviglioso Boccaccio, liberamente ispirato al Decamerone, cui ha fatto seguito nel 2017 Una questione privata. Nel 2016 hanno ricevuto il David di Donatello Speciale per il 60° anniversario della cerimonia.