Anche a luglio l’erosione non ha dato tregua agli stabilimenti balneari di Fregene sud. Basta una giornata in cui il mare diventa mosso per tornare in piena emergenza. Gran parte della spiaggia non c’è più e mettere lettini e ombrelloni è diventata un’impresa per molti impossibile. Senza dimenticare che l’arenile ha cominciato a ridursi anche verso Fregene centro, in modo sempre più preoccupante.
Così i balneari, sempre più preoccupati dalla situazione, hanno scritto all’assessore all’Ambiente della Regione Lazio, Fabio Refrigeri, e a tutti gli altri enti territoriali per chiedere a che punto siano i provvedimenti concordati e in particolare il geotubo che dovrebbe mitigare la forza delle onde: “Si chiede l’esatto stato dei luoghi riguardo il progetto dell’ing. Rinaldo da noi presentato, per il posizionamento dei geotubi e il ripascimento morbido nel tratto di costa di Fregene Sud – scrive Federbalneari – lavori che dovrebbero partire a settembre ma nessuno ha ricevuto conferme in merito al progetto e alle tempistiche. Si assiste a uno scenario drammatico dove i concessionari, a proprie spese, si sono mossi per arginare la situazione in maniera autonoma, cercando di difendere le strutture “dello Stato” dal crollo. Si è autorizzato il posizionamento di migliaia di sacchi, scavando con ruspe dentro il mare, a stagione iniziata, senza un progetto con cantieri aperti giorno e notte nella più totale approssimazione e senza controllo. Sarebbe di certo più opportuno per il nostro litorale agire con una sinergia comune e non autorizzare i singoli, ormai alla disperazione, a un folle tentativo di difesa. In questo tratto di litorale il danno economico subito da queste imprese rispetto allo scorso anno è superiore al 70% e oggi hanno bisogno di risposte certe”.
Federbalneari si è rivolta anche al comune di Fiumicino, in particolare all’Ufficio Demanio Marittimo a proposito del diniego ricevuto alla riduzione del canone di concessione: “Il Codice della Navigazione all’art. 45 statuisce espressamente che quando per cause naturali, i beni del demanio marittimo concessi subiscono modificazioni tali da restringere l’utilizzazione della concessione. il concessionario ha diritto a una adeguata riduzione del canone – si legge nella nota – Per tali ragioni il legislatore ha espressamente previsto l’applicazione della riduzione dei canoni in caso di eventi dannosi di eccezionale gravità tali da comportare una minore utilizzazione del bene in concessione. Il presupposto della riduzione è dato. dunque, dalla minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione. Contrariamente a quanto affermato nella nota del comune di Fiumicino, inoltre, non viene evidenziata alcuna distinzione tra beni incamerati e beni di facile rimozione né ad una parte del canone stesso. Per quanto riguarda, invece, la riduzione dei canoni per il possibile danneggiamento delle strutture, non è possibile rinvenire nella normativa richiamata il limite del risarcimento nella misura del 50% anche per danni eccedenti tale percentuale. Da ultimo, con riferimento alla verifica dello stato dei luoghi. di competenza della Capitaneria di Porto, si rappresenta che diversi concessionari hanno richiesto l’intervento della stessa da cui è emersa chiaramente la restrizione dell’area in concessione, tanto che in molti casi la spiaggia è totalmente sparita. Ciò nonostante, però, l’Ente territoriale continua a percepire integralmente i canoni concessori fingendo di ignorare i gravi danni che subiscono ogni giorno i concessionari.
Alla luce delle considerazioni sopra esposte. dunque, non può che rilevarsi la parziale inesattezza di quanto riferito dal comune di Fiumicino nella nota in oggetto. Gli arenili in concessione risultano di gran lunga ridimensionati rispetto al momento dell’assegnazione a causa della forte erosione costiera verificatasi negli ultimi anni, tanto che in molti casi viene impedito il pieno svolgimento delle attività balneari. Tuttavia, malgrado la notorietà della situazione esistente, l’amministrazione nega il riconoscimento di un diritto spettante ai gestori delle strutture balneari presenti sul territorio. La presente vale quale formale diffida e atto di costituzione in mora interruttivo della prescrizione, a tutti gli effetti di legge”.