Venerdì 17 gennaio, per la rassegna cinematografica dal titolo “L’altro e l’altrove”, l’associazione culturale “L’Albero” di Maccarese ha programmato la proiezione del film “Sarah e Saleem” film drammatico con Adeeb Safadi, Sivane Kretchner, Ishai Golan, Maisa Abd Elhadi, Jan Kühne, Kamel El Basha, Mohammad Eid, Rebecca Esmeralda Telhami, George Khleifi, regia di Muayad Alayan.

Come di consueto le proiezioni si terranno presso la Casa della Partecipazione a Maccarese (via del Buttero, 3) alle ore 21.00 con ingresso libero.

Il film

Sarah, israeliana, gestisce un bar a Gerusalemme, ha una figlia piccola di nome Flora e un marito nell’esercito. Saleem, palestinese, fa consegne di pane, ha una moglie incinta e problemi ad arrivare a fine mese. I due s’incontrano, si piacciono, intraprendono una relazione clandestina che si consuma con cadenza settimanale nel furgone di lui. Basta una rissa in un pub a Betlemme ad accendere la miccia, ne esploderà un’indagine più politica che privata in cui tutti sono contemporaneamente colpevoli e innocenti.
Nessuna storia può restare privata quando c’è di mezzo la questione palestinese. Neanche una storia di sesso.
Se lei è israeliana e lui è palestinese non c’è segreto che tenga, tutto diventa affare di stato. Da lì timore di complotti politici, accuse di spionaggio, minacce a ripetizione e morti ammazzati nel mezzo. Il regista palestinese Muayad Alayan, seguendo la sceneggiatura decisamente impeccabile di suo fratello Rami, mette in scena quella che in un film italiano medio(cre) sarebbe stata una semplice storia di corna, trattandola con rara grazia, forza vitale, autenticità.

Si fa presto ad affezionarsi ai due protagonisti, al basico Saleem (notevole Adeeb Safadi) che cerca rifugio ed evasione tra le braccia della volitiva Sarah (Sivane Kretchner, memorabile). I due vivono ai due poli opposti (da un punto di vista geografico, ma anche religioso e politico) di Gerusalemme, e i loro incontri clandestini nulla tolgono, apparentemente, alle vite condotte con i rispettivi coniugi. Anche qui parliamo di caratterizzazione dei personaggi – e relative performance- da applauso, da una parte il colonnello David (Ishai Golan) tradito nell’orgoglio di marito e di soldato. Dall’altra la dirompente Bisa (Maisa Abd Elhadi), protetta dal fratello e dal velo, eppure pronta a farsi leonessa con tanto di pancione contro tutti e tutto quando il marito fedifrago verrà imprigionato e accusato di spionaggio. A sostenerla, un’altra figura memorabile e contemporanea: l’avvocatessa.
E’ alla dolcezza delle donne che il film guarda con affetto, donne solidali fra loro seppure innamorate dello stesso uomo e consapevoli del fatto che la famiglia e la società stessa poggiano sulla loro quieta solidità e sul loro coraggio di essere un po’ outsider. Per tutte queste ragioni, The Reports of Sarah and Saleem è una perla rara, una di quelle sorprese festivaliere (prima Rotterdam e poi Bari) che ci insegnano che l’arte sboccia laddove la vita è più difficile. In fondo lo cantava anche De André: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Muayad Alayan racconta una città divisa in due sposando le ragioni di tutti e chiedendosi se libertà e democrazia siano ancora possibili.

Il regista

Muayad Alayan è un regista e direttore della fotografia palestinese. Dopo aver completato gli studi a San Francisco, Alayan è tornato in Palestina con il sogno di fare cinema di e sui palestinesi. Co-fondatore della Palcine Productions, un collettivo di registi e artisti audiovisivi con sede a Gerusalemme e Betlemme, è attivo come insegnante di cinematografia presso diverse istituzioni accademiche e organizzazioni in Palestina. Nel 2012 ha diretto il suo primo film documentario, Sacred Stones, dove si pone l’attenzione sui rischi per l’ambiente e la salute derivanti dal settore minerario palestinese della pietra. Amore, furti e altri guai è stato il primo lungometraggio di finzione del regista, uscito in sala nel febbraio 2016.